La situazione per il turismo oprganizzato resta ancora complicata. Lo ribadisce all’ANSA.it il presidente di ASTOI Confidustria Viaggi Pier Ezhaya in un’intervista in cui chiede al Governo di mantenere alta l’attenzione su un settore che è fatto di aziende italiane, che pagano le tasse in Italia e danno lavoro a una compagine di 80 mila persone.
“Siamo contenti – spiega – che gli alberghi riprendano a lavorare, siamo contenti che le città d’arte tornino a riempirsi, il turismo è uno, non c’è una competizione e non c’è un dualismo tra “noi” e “loro”. Siamo tutte aziende italiane e che hanno sofferto molto in questa pandemia. Ma in questo momento anche per noi è determinante ripartire e per questo stiamo dialogando col ministero della Salute con cui ci siamo già incontrati una settimana fa. Aspettiamo di vedere se si muove qualcosa ma il famoso provvedimento che doveva rimuovere il divieto di viaggiare verso tutti i Paesi è stato riconfermato fino al 15 dicembre. Noi ci aspettavamo e ci auguravamo che venisse rimossa l’ordinanza che di fatto impedisce di considerare il turismo un giustificato motivo per spostarsi. E’ una cosa che fa male anche dirla, si tratta di un motivo valido come il business o la salute. Stiamo lavorando per ampliare il numero di Paesi da inserire nei corridoi, ma il divieto resta e quello dei corridoi è solo un antidoto alle limitazioni, avremmo preferito che lo avessero eliminato”.
Sui 6 corridoi aperti (Aruba, Maldive, Mauritius, Seychelles, Repubblica Dominicana e Mar Rosso con Sharm El Sheikh e Marsa Alam) qualche segnale si vede, una piccola luce in fondo al tunnel. “Le sei mete aperte – spiega Ezhaya – vanno benino, soprattutto l’Egitto che è vicino e abbastanza economico ma crescono anche le Maldive. Certo i molti nostri operatori che fanno viaggi Tailor Made sul lungo raggio su queste destinazioni non possono fare molto. Però l’8 novembre dovremmo ricominciare a lavorare sugli Usa e questo può dare una buona spinta”.
Nel prossimo futuro le associazioni aspettano di sapere dal ministero se ci sono altri Paesi che possono essere “aperti”: “Abbiamo chiesto di inserire nuovi territori allegando anche lettere da parte dei vari governi che dimostrano i buoni dati sanitari di alcune destinazioni. Ad esempio a Zanzibar il personale degli alberghi e quello che viene a contatto con turisti è stato interamente vaccinato. Siamo ora in un fase di attesa. Come spesso accade, i tempi della politica non sono quelli degli imprenditori privati”.
Secondo Astoi l’Italia sta perdendo terreno anche sul piano internazionale. “Oggi andare a comprare camere in Egitto, come in altre destinazioni, non è così semplice. L’Egitto ad esempio, è pieno di russi, tedeschi e inglesi. L’Italia che è stata tanto al palo, fa fatica a recuperare. Noi siamo un po’ ripartiti ma ci aspettiamo una reattività diversa da parte del governo”.
Ezhaya parla anche dell’Arabia Saudita che sta entrando nel mercato dei viaggi: “Ha un progetto per portare il turismo dal 2% al 10% del pil nazionale e sta investendo cifre enormi. Certo E’ una destinazione estremamente affascinante, che offre moltissime attrattive tra cui spiccano quelle culturali oltre al bellissimo mare. Certo, si tratta di una meta che deve ancora lavorare molto sull’accoglienza”.