Scarsa presenza di catene alberghiere, assenza di un’offerta alberghiera low cost, poche risorse finanziarie a disposizione del comparto, assenza di una efficace governance del settore e di un ‘marchio Italia’. Sono questi i motivi per cui ancora oggi l’Italia è fanalino di coda nella crescita degli arrivi internazionali e, in controtendenza con l’andamento generale, si registra una flessione delle spese turistiche. A delineare tale quadro il Focus sul mercato alberghiero italiano organizzato ieri a Roma da Aica, l’Associazione italiana catene alberghiere aderente a Confindustria. Secondo le previsioni di Aica, comunque, nel 2007 il tasso di occupazione delle camere d’albergo in Italia, così come i ricavi medi per camera occupata cresceranno, anche se ad indici contenuti. Questo nonostante la prima catena alberghiera italiana sia la 131/ma a livello mondiale mentre tra le top 50 mondiali vi sono 3 catene francesi e 5 spagnole e che il primo tour operator italiano fattura solo il 15% di quanto fattura il primo europeo. Stando all’indagine effettuata da Aica, il parco alberghiero italiano è obsoleto e con alberghi di piccola dimensione; solo il 10% degli esercizi appartiene al segmento medio-alto del mercato. Inoltre, degli oltre 33 mila alberghi censiti, solo il 4% fa capo a catene alberghiere, contro una media europea del 20% e una statunitense del 70%. L’albergo singolo italiano, nel 2005, ha conseguito, con una dimensione media di 30 camere, un’occupazione del 52,1% mentre nelle catene alberghiere, con una dimensione media di 166 camere per unità, il tasso di occupazione è stato del 62,3%.