Sciopero degli animatori parte seconda. Dopo l'inconsueto stop di domenica 15 luglio in circa 400 strutture turistiche italiane, gli animatori turistici che lavorano nei villaggi e negli alberghi torneranno a scioperare il prossimo 31 agosto, quasi in chiusura della stagione estiva.
A metà luglio lo sciopero era stato in pieno stile animazione, ovvero senza incrociare le braccia, con il sorriso sulle labbra, con lo scopo di informare i clienti sulle problematiche che vivono gli animatori turistici e aveva riscosso un certo successo.
Salvatore Belcaro, presidente della Fiast, la Federazione italiana animazione e servizi turistici aderente a Confesercenti, spiega i motivi dello sciopero. "Questo settore – spiega – che dà la possibilità di lavorare in una fascia di età prevalentemente giovane, tra i 18 e i 25 anni, ha il diritto di essere tutelato anche perché supporta l'occupazione giovanile che è, al momento, in totale crollo".
Gli animatori turistici, invece, sostiene Belcaro, spesso non vengono pagati, perché le imprese dai quali dipendono, a loro volta, a fine stagione non ricevono il compenso pattuito. Altro problema riguarda il costi contributivi che le aziende che assumono questi giovani devono sostenere e che, secondo le imprese d'animazione, sono troppo alti, anche perché, ogni anno, il 70-75% degli animatori si affacciano per la prima volta a questo mestiere e devono essere istruiti.
Secondo il contratto nazionale del turismo, ogni animatore dovrebbe ottenere 45,50 euro lordi al giorno ai quali l'impresa che lo assume dovrebbe aggiungere circa 600 euro di contributi. Un costo troppo alto che le imprese d'animazione non riescono a pagare e finiscono per non versare.
In Italia non esiste un censimento degli animatori che tuttavia sono almeno 30 mila e lavorano nei villaggi, negli alberghi, nelle navi da crociera per 6 giorni e mezzo su sette, dieci e più ore al giorno. Lo stipendio base è di 400 euro al mese.