A oggi la Farnesina non sconsiglia i viaggi in Israele. Eppure, secondo il Codacons, considerate le minacce di Hamas alle compagnie aeree straniere e delle esplosioni registrate a Tel Aviv, è facile presumere che molti turisti italiani decidano di rinunciare al viaggio in Israele, precedentemente acquistato. Per questo motivo, l’associazione dei consumatori auspica che “chi vuole rinunciare ad un viaggio in Israele poiché non verrebbe affrontato con la dovuta serenità, riesca a trovare con le agenzie di viaggio un compromesso che non arrechi danno alle parti (operatori e consumatori)”.
“Al momento – afferma il presidente Carlo Rienzi – la Farnesina sconsiglia i viaggi solo nelle aree situate entro un raggio di 40 km dalla Striscia di Gaza, oggetto di frequenti lanci di razzi, incluse le città di Sderot, Netivot, Ashkelon, Ashdod, Beer Sheva e Kiryat hamalachi. Tuttavia i turisti che decidessero di rinunciare al viaggio devono poter godere del diritto alla paura, come elemento sufficiente a garantire all’utente il rimborso integrale di quanto già versato per la vacanza, o il diritto alla sostituzione del pacchetto con altro di eguale valore, senza spese a suo carico”.
Il Codacons ricorda infatti che la Corte di Cassazione nel 2007 ha affermato che la “finalità turistica” o “scopo di piacere” connota la causa concreta del contratto. Ne deriva quindi che eventi sopravvenuti alla stipula del contratto incidendo negativamente sulla sicurezza del soggiorno e, quindi, sulla “finalità turistica” del viaggio, comportano l’estinzione del contratto per sopravvenuta irrealizzabilità della causa concreta dello stesso.
“Capiamo le difficoltà delle agenzie dei viaggio e dei tour operator in tale contesto – conclude Rienzi – ma la sicurezza e il diritto ad una vacanza serena hanno la priorità su tutti gli altri interessi. Per tale motivo, i consumatori devono poter chiedere il rimborso o la sostituzione del pacchetto vacanza acquistato, senza alcuna penale a loro carico”.