Codici: consumatori senza diritti, la giustizia si sta dimenticando di loro

“Siamo di fronte ad una disapplicazione giurisprudenziale delle normative inderogabili in materia di turismo e trasporti. Pur essendo chiari e noti, i diritti vengono ignorati dai giudici. È un fenomeno diffuso, che negli ultimi anni ha registrato una preoccupante accelerazione. Di sicuro, questo nuovo orientamento non ci fermerà. Continueremo a batterci in aula per difendere i diritti dei consumatori, che esistono e non devono essere ignorati”. Ad affermarlo Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici.
Emblematica la sentenza emessa il mese scorso dal Giudice di Pace di Tortona, Andrea Amati, in merito al caso di una vacanza sfortunata trascorsa da una famiglia della provincia di Alessandria nell’agosto 2019 presso l’Hotel Punta Farm di Pantelleria, in provincia di Trapani. “Abbiamo promosso un’azione per il rimborso ed il risarcimento della famiglia – spiega Stefano Gallotta, Responsabile del settore Trasporti e Turismo di Codici – che ha vissuto un’esperienza allucinante. Parliamo di carenze igienico-sanitarie negli spazi adiacenti alla piscina e nei locali a servizio dei bagnanti, di casi di dermatite da contatto tra i bambini comparsa dopo il bagno in piscina. Tutto questo documentato dagli ispettori dell’Ufficio Igiene Pubblica dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani. Una situazione talmente grave che sul posto si recarono anche Carabinieri, Nas e Polizia Municipale, mentre con un’ordinanza sindacale venne disposta la chiusura della piscina. Elementi più che sufficienti per stabilire le responsabilità, da noi attribuite alla società Aurum Fram Srl, ma evidentemente non per il giudice, che in primo grado ha rigettato con condanna alle spese legali. In sostanza il giudice ha ritenuto che la documentazione prodotta non abbia rilevanza probatoria. Ci riferiamo a materiale che fa riferimento ai controlli dell’azienda sanitaria locale, del Comune e dei Carabinieri. Naturalmente stiamo preparando l’appello, ma resta l’amarezza ed anche l’incredulità per quanto accaduto”.
“Il giudice – conclude Giacomelli – pur di dare ragione alla struttura dimentica una delle regole fondamentali del processo: spetta al debitore dare prova dell’esatto adempimento, mentre, nel nostro caso, il giudice ha invertito l’onere della prova oltretutto affermando che i documenti prodotti dalle pubbliche autorità non provano il disagio subito. Siamo alla follia totale”.

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