ConfAlberghi: turismo in agonia, peggio del 2020

Picture of businessman in mask at the reception of a hotel checking in

“Anche se sembra assurdo abbiamo avuto un 2021 peggiore del 2020. Prima di tutto 6 mesi di chiusura totale, poi due mesi buonini solo per le destinazioni di mare e poco altro, mete salvate dal turismo delle famiglie italiane. Ottobre ha segnato una mini-ripresina che però è subito caduta sotto la stangata di Delta e Omicron. Le città d’arte sono in profondo rosso. Registriamo quasi il -49% di occupazione camere nelle città d’arte, Roma arriva a -58% e -56% Firenze, Venezia e Napoli”. Lo dice all’ANSA Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi, ribadendo che gli operatori del settore alberghiero sono stati lasciati completamente soli ad affrontare la più grande crisi che l’economia del turismo nazionale abbia mai visto.

“Continuiamo a sottolineare con forza che l’assenza del turismo internazionale pesa come un macigno sui bilanci delle aziende – spiega – parliamo di 60 milioni di presenze. Pensiamo soltanto che nelle città d’arte l’80% dello scontrinato delle boutique di moda è ‘straniero’. Abbiamo tanti, troppi alberghi che non hanno mai riaperto o stanno pensando di chiudere per affrontare i prossimi mesi e aspettare che la situazione si ristabilizzi. L’albergo grande – spiega la Colaiacovo – soffre perché ha un grande numero di lavoratori ma anche un grande indotto con tantissimi servizi dalle lavanderie ai fioristi. Abbiamo anche tutto bloccato il settore business, fieristico, il settore matrimoni: è un vero disastro, tutto questo momento è dolorosamente sospeso. E gli alberghi medi e piccoli non se la passano bene. Quando tutte queste strutture chiudono o si fermano hanno grandi costi di manutenzione e di ripartenza”.

Per questo, aggiunge, “dobbiamo pensare di uscire dal periodo di emergenza fino al 31 marzo e servono assolutamente misure di sostegno. Bisogna che il governo ci aiuti. Abbiamo un urgentissimo bisogno della proroga della cassa integrazione. E speriamo che non ci siano tetti e selezioni nelle aziende: ne abbiamo bisogno tutti, piccole e grandi imprese. A dicembre abbiamo pagato rate Imu e Tari al 100% a fronte di aziende che non hanno lavorato: è una situazione surreale e che amareggia profondamente. Con questi numeri eravamo certi che l’avrebbero sospese. Inoltre chiediamo al governo un tavolo urgente per il settore che definisca una serie di misure di supporto che permettano la sopravvivenza delle aziende nei prossimi mesi”.

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