Per il comparto del turismo balneare quella del 2020 rimane una stagione difficile, con oltre il 30% di fatturato in meno rispetto allo scorso anno, nonostante la ripresa del mese di agosto dovuta all’effetto trainante del mare su tutto il sistema turistico. È questo quanto emerge dai dati elaborati dal Centro Studi di Federbalneari Italia in merito alla stagione estiva ormai agli sgoccioli.
Secondo le stime nei mesi di maggio, giugno, luglio e agosto sono andati persi in media il 30% dei posti di lavoro, soprattutto stagionali, nonostante nelle settimane di agosto ci sia stata una chiara risalita delle presenze e, di conseguenza, della richiesta di personale. La diminuzione dei posti di lavoro è dovuta principalmente al ritardo nell’apertura della stagione balneare che ha inciso in modo significativo sui mesi di maggio, giugno e su oltre la metà del mese di luglio insieme alla riduzione del 35% della capacità ricettiva delle spiagge italiane per le stringenti misure sanitarie. Su 140 giorni di stagione, infatti, ne sono rimasti solo 68 di cui 35 mediamente utilizzati a pieno regime tra fine luglio ed agosto: una stagione svolta al 40% delle potenzialità giornaliere.
Tra le Regioni del mare le mete preferite per i turisti italiani e pochi stranieri, si sono confermate, in ordine di presenze e fatturato: Puglia, Emilia Romagna e Toscana, Sicilia, seguono Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lazio e Abruzzo, Campania, Calabria, Sardegna e Sicilia, Basilicata e Liguria.
“In base ai nostri dati possiamo affermare che, considerate le premesse e la drammatica situazione in cui versa il sistema economico balneare, la stagione 2020 è stata superata a pieni voti dal settore costiero italiano: il mare si è confermato il vero volano del turismo italiano – dichiarano dal Centro Studi federale – Il mercato interno, come avevamo previsto, ha sostenuto e spinto i consumi consentendo di contenere i livelli occupazionali, seppur molto al di sotto degli anni precedenti, e questo ci da conforto. La situazione rimane comunque complessa e da valutare, soprattutto a livello occupazionale”.
“Vogliamo sottolineare la tenuta complessiva del sistema del mare italiano, grazie anche allo straordinario lavoro fatto dagli imprenditori balneari che si sono rimboccati le maniche per assicurare un servizio in piena sicurezza e di qualità, consentendo, in questo modo, l’effetto volano per le presenze in tutte le località balneari che ne hanno beneficiato anche in termini di indotto economico – dichiara il presidente di Federbalneari Italia Marco Maurelli – Se è vero, infatti, che il comparto alberghiero ha registrato enormi difficoltà, è altrettanto vero che l’extralberghiero ha tenuto sorprendentemente, nonostante gli arrivi stranieri siano diminuiti dell’80%, per una spesa complessiva sottratta al turismo italiano di circa 95 miliardi di euro. Ciò significa che il turismo interno e di prossimità, considerato secondario fino a qualche anno fa, è divenuto una risorsa da valorizzare. Crediamo, quindi, che sarà fondamentale avviare una profonda riflessione su come “ristrutturare” il settore turistico italiano partendo proprio da questi dati: il 2020 è stato l’anno in cui, per necessità, in molti hanno riscoperto le nostre coste in abbinamento all’entroterra, un mix di prodotto turistico che si è rivelato vincente – continua Maurelli – Riteniamo, quindi, indispensabile stimolare in futuro azioni di sistema, lavorando sin d’ora sulle proposte dedicate al turismo da indirizzare al Governo con un ruolo centrale del RECOVERY FUND affinché i prossimi anni siano quelli in cui il mare italiano possa assumere ancor di più un ruolo di primissimo piano, traino di un turismo organizzato e di qualità”.