Dal 7 maggio, giorno dell’incendio al Terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino, le compagnie aeree che operano nello scalo stimano di aver perso 1.100.000/1.400.000 passeggeri. In occasione dell’Assemblea dell’IBAR (Italian Board Airline Representatives) dello scorso 22 giugno, il presidente Umberto Solimeno si è detto molto preoccupato per la situazione attuale: “E’ troppo presto per dare un’esatta dimensione economica ai danni patiti per un evento oggettivamente imputabile a cause che sono al di fuori del nostro controllo ed i cui effetti si trascineranno per molti mesi con conseguenze inevitabilmente molto gravi. In aggiunta alle spese sostenute per l’assistenza resa sia ai passeggeri presentatisi a Fiumicino che a quelli bloccati da ritardi e cancellazioni nei vari scali del mondo oltre alle numerose rinunce e quindi mancate vendite, stimiamo di aver perso finora quasi 1 milione e mezzo di passeggeri.
E’ importante sottolineare che in ogni caso i membri dell’Ibar, che pure avrebbero avuto ogni motivo per invocare i motivi di forza maggiore, non si sono sottratti all’obbligo di fornire assistenza ai propri passeggeri . Un’attività resa alquanto problematica dalla scarsa disponibilità alberghiera, dalla pesante congestione delle aree aeroportuali che sono rimaste accessibili al pubblico e perfino dallo scarso preavviso accordato ai vettori in occasione di provvedimenti ulteriormente limitativi della già’ ridotta capacità aeroportuale.
La misurazione di un fenomeno di tale portata, peraltro verificatosi in uno dei principali scali europei e con ripercussioni protratte nel tempo, è necessariamente un procedimento molto complesso che richiederà’ risorse adeguate. Quel che è certo è che molti dei passeggeri coinvolti nelle cancellazioni avranno ormai rinunciato a visitare l’Italia e non è detto che concederanno al Paese una seconda occasione”.