“Il turismo italiano è fondamentalmente balneare. Siamo impegnati ad evitare un errore storico: distruggere ciò che si è costruito in due secoli di storia. Le nostre spiagge costituiscono il luogo preferito per le vacanze”. Ad affermarlo Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a FIPE/Confcommercio, in occasione della 45^ Giornata mondiale del turismo, che quest’anno è stata dedicata al tema della pace, nel corso di un incontro organizzato a Trani dall’Arcidiocesi con la presenza di Mons. Leonardo D’Ascienzo, Vescovo di Trani e Deborah Ciliento, assessore regionale ai trasporti.
“Il mare, infatti, anche quest’anno – ha sottolineato Capacchione – è stato scelto da oltre 36 milioni di turisti italiani e stranieri per la molteplicità dei servizi, l’alta professionalità ed una accoglienza che non ha eguali. Il balneare costituisce il segmento più importante del turismo italiano. Anche quest’anno la ‘vacanza’ è stata sinonimo di ‘vacanza al mare’ – ha aggiunto – Bisogna evitare un errore storico che sarebbe tragico per il nostro Paese: distruggere, con una legge sbagliata, migliaia di aziende prevalentemente a conduzione familiare e con esse due secoli di storia gloriosa del nostro turismo. Perché anche quest’anno i 30.000 imprenditori balneari ed i propri dipendenti hanno lavorato con incertezza ed angoscia a causa delle gravi problematiche che attanagliano il settore. Senza futuro non c’è lavoro e senza lavoro non c’è dignità. Le nuove disposizioni sulle concessioni demaniali contenute nel Decreto-legge n. 131/2024 sono sbagliate, ingiuste ed estremamente dannose per il nostro Paese. È assolutamente necessaria, quindi, una riforma per questo comparto cruciale per l’Italia in quanto, da anni, contribuisce in maniera determinante all’occupazione e, soprattutto, all’economia. Bisogna intervenire subito per riscrivere la norma che tuteli correttamente i diritti degli attuali concessionari e un modello di balneazione che il mondo ci invidia. Questo provvedimento legislativo, infatti, non applica correttamente la Direttiva Bolkestein, così come interpretata dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Serve, non una norma ‘tampone’, ma una legge di riordino organico del settore”, ha concluso.