Con un turismo minacciato dall’intrinseca fragilità dell’Italia e dal sempre più pernicioso overtourism, oggi più mai occorre ripensare il modo di viaggiare in senso etico e sostenibile. Da questo nasce il volume “Prendersi cura dell’Italia bene comune” che il presidente del Touring Club Franco Iseppi ha donato a Sergio Mattarella durante la celebrazione dei 125 anni dell’associazione al Quirinale.
“Il turismo è territoriale – dice Iseppi – e non è assolutamente “esportabile”. Nel volume numerosi saggi di studiosi ed ex consiglieri, come il cardinale Gianfranco Ravasi, Romano Prodi, Antonio Paolucci, Giuseppe De Rita e testimonianze di quelli attuali, fra i quali Antonio Calabrò, Nando Pagnoncelli, Livia Pomodoro e Salvatore Veca.
“Abbiamo questa doppia fascia – dice Prodi – di turismo di massa e di turismo qualificato. Dobbiamo mantenere questa doppia vocazione. Ma abbiamo una rammentazione regionale delle competenze e ci manca una politica nazionale. Nel Medioevo c’erano il cammino di Santiago e la via Francigena. Oggi Santiago accoglie turisti e viaggiatori da tutto il mondo. La Francigena molti di meno perché costellata da tanti comuni diversi ognuno con una sua frammentazione e le sue leggi. La missione del Tci è agire a livello locale attraverso una politica nazionale”. Prodi parla anche del Mediterraneo: “Non esiste più come luogo di dialogo come era nel passato, tutto si concentra nella balneazione si è perduto il grande rapporto tra le civiltà. Penso che il fulcro di questo turismo di elite che conosce la cultura e la storia possa essere a buon diritto la Sicilia. Ma poi penso che la Sicilia ha un decimo dei turisti delle isole Baleari ed è tristissimo. Nessuno meglio del Tci può fare questa difficilissima sintesi”.
“Il Colosseo ha più di 6 milioni di visitatori all’anno e a poche centinaia di metri Palazzo Venezia che ha delle collezioni straordinarie solo 50 mila visitatori all’anno. C’è qualcosa che non torna. In Italia parlare di turismo significa governare la crescita e puntare sulla qualità”, ha aggiunto il ministro Dario Franceschini. “Il Tci – ha poi concluso – ha sempre fatto questo. Ha portato le persone anche in quelle che a torto sono chiamate mete minori, li ha portati ad approfondire il loro viaggio. Ha fatto sì da sempre che fossero ‘viaggiatori’ e non ‘turisti’. E di questo l’Italia ha bisogno”.