A sorpresa è Pistoia la capitale italiana della cultura 2017

Sarà Pistoia la Capitale italiana della cultura nel 2017. L’annuncio, un po’ a sorpresa, arriva dal ministro di beni culturali e turismo Dario Franceschini e coglie di sorpresa anche le altre otto concorrenti (Aquileia, Como, Ercolano, Parma, Pisa, Spoleto, Taranto e Terni) battute già a ottobre da Mantova per la corsa a Capitale del 2016.

Ma lascia di stucco persino la stessa cittadina toscana, rappresentata alla proclamazione a Roma non dal sindaco Samuele Bertinelli, ma dall’assessore alla cultura e istruzione Elena Becheri. “Il sindaco era impegnato in consiglio comunale ed è anche diventato da poco papà. Non ci aspettavamo questa vittoria, che sottolinea quanto la cultura è il lievito che fa crescere le politiche della nostra città”, spiega lei, mentre a distanza il primo cittadino festeggia in Comune. “Pistoia è una città che investe più del doppio della media nazionale in cultura e ha un complesso di istituzioni di straordinario valore”, dice.    

Il progetto presentato per la candidatura, frutto del lavoro congiunto di Comune, Provincia e Regione insieme alla Diocesi, Fondazione Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia, Cassa di risparmio di Pistoia e della Lucchesia e Camera di Commercio, si legge nel dossier, prevede per “interventi in conto capitale” di riqualificazione urbana e infrastrutture culturali, un investimento di oltre 15 milioni di euro e più di 6 milioni per le “spese operative”. Tra i progetti, il recupero dell’Ospedale del Ceppo come centro multifunzionale e una mostra su Marino Marini.

“E’ una bella vittoria. Le favorite sembravano altre città, ma la Commissione ha lavorato in modo approfondito e trasparente senza alcuna forma di pressione”, commenta il ministro Franceschini, convinto che l’importanza del titolo Capitale italiana della cultura, oltre al milione di finanziamenti Mibact “in palio”, crescerà fino a diventare “come l’Oscar, dove i film candidati sono già dei vincitori. E’ un’occasione importante per chi vince – aggiunge – ma anche per chi partecipa, perché spinge la città a mettere in campo una progettazione complessiva, unendo risorse pubbliche e private”.

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