Civita: 6 italiani su 10 non vanno al museo, soprattutto donne

Per il sottosegretario Cecchi la ricetta è diversificare l’offerta

C'é un 'esercito' di italiani che non visita musei, né siti archeologici, né mostre. Sono 28 milioni i 'disertori' dell'arte e della cultura, sia in Italia sia all'estero, secondo una ricerca svolta dal Centro Studi 'Gianfranco Imperatori' dell'Associazione Civita e presentata a Firenze nell'ambito di 'Art&Tourism'. I motivi sono prevalentemente quattro: noia, mancanza di soldi, mancanza di tempo o interessi diversi.
Il fenomeno è più evidente nelle regioni del Sud e in quelle del Nord Ovest e tra le donne. Nel 2010, indica l'indagine, 6 italiani su 10 con più di 18 anni non hanno varcato la soglia di musei o altre strutture espositive. Si tratta di persone comprese sia nella fascia più anziana della popolazione (individui con più di 64 anni di età) che in quella tra i 25 e i 44 anni. Questa 'disaffezione' riguarderebbe in particolar modo le donne: solo il 39,5% del pubblico femminile, secondo l'indagine, visita una mostra o un museo. Per i ricercatori, tuttavia, "i livelli di istruzione e reddito e la distribuzione territoriale delle offerte culturali solo in parte spiegano la mancata espressione di una domanda di cultura da parte di una quota così elevata di popolazione italiana adulta".   
Una delle soluzioni, secondo il sottosegretario ai Beni culturali, Roberto Cecchi, è il miglioramento dei servizi. "Dobbiamo cercare di migliorare l'offerta – ha spiegato – la domanda è già alta, abbiamo 37 milioni di visitatori l'anno, una cifra considerevole, stranieri e anche italiani. Noi – ha proseguito – abbiamo un gradimento molto alto dei nostri musei che sta intorno al 75%, fatte le verifiche sul campo. Dove c'é il punto di caduta è sui servizi, cioè su tutto quello che concorre a definire oggi un museo. Dobbiamo migliorare quella parte dando un impulso che abbia un carattere più imprenditoriale". 
Anche secondo Civita, bisognerebbe seguire l'esempio dei grandi musei internazionali: aperture più elastiche, magari in orari insoliti; un maggior numero di servizi compresi nel prezzo del biglietto; un migliore e maggiore impiego della tecnologia; ma soprattutto un approccio che cominci già dalla scuola e dal mondo dell'istruzione ad abituare le persone all'amore per l'arte.

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