Messa in ginocchio da crisi, inefficienza e burocrazia, nel biennio 2012-1013, la fruizione culturale ha visto diminuire la spesa delle famiglie italiane (-3% negli ultimi 2 anni dopo un decennio di crescita) e i finanziamenti (1.264 miliardi di euro in meno dal pubblico in 10 anni, 350 milioni in meno dal privato in 5 anni).
"Il Decreto Cultura è un inizio ma non basta" ha affermato il presidente di Federculture Roberto Grossi, presentando il Rapporto 2014 dal quale è partito per esporre un piano d'azione in 15 mosse: dall'autonomia a chi gestisce il bene culturale alle agevolazioni per lo start up d'impresa, dalle detrazioni delle spese culturali sia di fruizione che di formazione (con l'estensione dell'art-bonus al mecenatismo a favore di soggetti di natura privata, attualmente esclusi) all'istituzione di un fondo rotativo per la progettualità culturale in ambito territoriale, dai fondi da ripartire secondo equità ed efficienza alla predisposizione di una Tourist Card nazionale che sfrutti la tecnologia.
E poi ancora le riforme di Siae, Rai e Arcus (la società in house del ministero), la regolazione del rapporto tra musei e privati nell'affidamento dei servizi aggiuntivi, il coordinamento nazionale per il turismo, fino allo snellimento della burocrazia. Misure che diventano imprescindibili, soprattutto in vista della Presidenza italiana del semestre europeo.
Alla presentazione del Report c'era anche il sottosegretario alla Cultura Francesca Barracciu, che ha sottolineato "un'inversione di rotta dopo anni di cecità politica" grazie all'unione di cultura e turismo nel decreto del Governo. "Stiamo lavorando alla conversione del Decreto Cultura nei tempi previsti", ha dichiarato. Oltre al rapporto con i privati, il sottosegretario parla dell'impegno a riformare l'Enit e istituire un laboratorio per una strategia nazionale del turismo: ''Il decreto forse non fornirà soluzioni finali, ma rompe molti tabù'', ha concluso.