Della Valle invita grandi imprese per restauri, Franceschini: siamo sulla strada giusta

Lui l’ha già fatto quando ancora non c’era neppure l’Artbonus. Con Tod’s ha finanziato il restauro del Colosseo offrendo 25 milioni di euro. Ora, però Diego Della Valle, dal palco della quarta edizione degli Stati Generali della Cultura, organizzati dal Sole 24 Ore, lancia un appello alle altri grandi imprese italiane.

“Il Colosseo così bello mi fa contento, ma non vorrei finisse lì. E’ il momento – sottolinea – di organizzarci e vedere come mettere a regime restauri importanti finanziati dalle imprese, private o pubbliche. Le imprese devono essere non solo quelle che mettono il denaro, ma anche quelle che, senza sovrastare la parte istituzionale, controllano che tutto venga fatto con velocità e senza strani dispendi. Sono convinto che, se partiamo, in un mese si riesce a mettere su un piano di restauro finanziato di tutte le opere importanti di questo Paese. Se la burocrazia accelerasse, si potrebbe cominciare già dal prossimo semestre. E’ così che si esce dalla crisi con un grande piano di sviluppo di opere per la gente che vuole venire a vedere l’Italia. I ministri dovrebbero chiamare Finmeccanica e dirgli ‘tu restauri Caserta’. Poi Eni per Pompei. E ancora l’Enel, i leader sul territorio”.   

“Bisogna creare una collaborazione in cui ognuno fa la propria parte – concorda il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini – Il pubblico ha molte lentezze e la macchina dello Stato deve abituarsi a ricevere donazioni. Però, anche se l’Art Bonus è in vigore da un anno e mezzo, non ho la fila di privati davanti all’ufficio. Non vengono tutti i giorni a litigare per salvare la Domus Aurea o altro. Ci sono degli imprenditori che meritoriamente l’hanno fatto e continuano a farlo. Allora, condivido la proposta di Della Valle di metterci intorno a un tavolo. E anzi – rilancia – vorrei che 20 grandi imprese italiane diventassero main partner di uno dei 20 musei autonomi, legando il proprio nome nel mondo agli Uffizi, Capodimonte, Brera. Perché più ancora che l’incentivo fiscale è importante il passaggio pedagogico: abituare i cittadini a restituire al proprio Paese”.

 

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