La seconda parte della riforma voluta dal ministro della cultura Franceschini contiene anche una rivoluzione nell’organizzazione della tutela, con l’arrivo di una Soprintendenza unificata per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Servirà a “rafforzare i presidi di tutela, che diventeranno molti di più sul territorio, e a semplificare il rapporto tra cittadini e amministrazione”, assicura il ministro secondo cui “le nuove soprintendenze parleranno con voce unica a cittadini e imprese riducendo tempi e costi burocratici”.
Già presentata ai sindacati e al Consiglio Superiore dei Beni Culturali, la seconda parte della riforma è tutta in un decreto ministeriale che entrerà in vigore a giorni, forse già nell’arco di una settimana. Certo ci vorrà qualche tempo per gestire la prima fase “un po’ complicata” con gli spostamenti del personale, spiega il ministro, ma entro febbraio si dovrebbero concludere le procedure di mobilità volontaria per poi mettere a punto le nuove piante organiche.
Con l’accorpamento, sottolinea Franceschini, le soprintendenze diventeranno di più, e si potrà garantire un rapporto “più equilibrato” con il territorio. Il ministro cita l’esempio dell’archeologia, che dispone ora di 17 soprintendenze per tutta Italia: “con la riforma diventano 39 alle quali si aggiungono le due soprintendenze speciali di Roma e Pompei”.
Più uffici, quindi, secondo una nuova mappa che tiene conto della grandezza del territorio, del numero degli abitanti e della consistenza del patrimonio culturale. La Lombardia, per esempio, passerà da due a quattro, il Lazio da due a tre, la Campania da una a due. Certo il soprintendente sarà uno solo per tutto il macro settore. Ma ogni soprintendenza verrà articolata in sette aree funzionali (archeologia, belle arti, architettura, demoetnoantropologia, paesaggio, educazione e ricerca, organizzazione e funzionamento) affidate ad altrettanti funzionari responsabili. Alla direzione generale Archeologia, Belle arti e Paesaggio, poi, il compito di garantire il coordinamento.
Procedimento analogo per le Soprintendenze Archivistiche che diventeranno Soprintendenze archivistiche e bibliografiche, risponderanno alla Direzione Generale Biblioteche e potranno avvalersi del personale delle biblioteche statali.
Per i nuovi musei autonomi, invece, la strada è quella già segnata dalla prima tranche di istituti, ‘sganciati’ dai poli museali. Anche i nuovi avranno un direttore manager, un cda e un bilancio autonomo come i primi 20 al top.
Ma le critiche da parte dei sindacati arrivano immediate. “Contrarietà nel metodo e nel merito all’ipotesi di accorpare le diverse Soprintendenze del Mibact, unificando quelle archeologiche con quelle alle Belle arti e al Paesaggio”, dicono Cgil Fp, Cisl Fp e Uil Pa.
“Non è al cambiamento che diciamo no, ma al rischio di consegnare il territorio agli interessi degli speculatori – scrivono in una nota congiunta i segretari Meloni (Cgil) Volpato (Cisl) e Feliciani (Uil) – Già oggi, tra grandi opere ed espansione edilizia senza controllo, il consumo di suolo in Italia è di 8 mq al secondo, il triplo della media europea. È imperativo non depotenziare quei presidi di base che sono le Soprintendenze; al contrario, bisogna mantenere in capo ad esse la direzione tecnica e scientifica nell’articolazione attuale storicamente collaudata, e dotarle di risorse da investire nel rafforzamento delle competenze”.
L’accorpamento, inoltre, sostengono i sindacati, rischia di abbattersi sulle Soprintendenze “come una mannaia sulle loro già esauste capacità operative. Significa disarticolare e disperdere le professionalità altamente specializzate di tanti funzionari e tecnici”.