L’Italia possiede tanti, forse troppi musei, ma sul settore, che rende troppo poco, si investe ancora troppo poco. Ecco spiegato, allora, perché gli Uffizi accoglie solo 1 milione e mezzo di visitatori, contro gli 8,5 del Louvre e i 5,9 del British Museum e soprattutto incassa meno di 4 euro di ricavi retail (quelli dei bookshop e punti ristoro) contro gli oltre 14 del Metropolitan e i 18,4 del Moma. Per non parlare di Pompei dove i ricavi da servizi aggiuntivi sono di 0,3 euro per visitatore. E’ la fotografia che emerge dalla ricerca sul turismo culturale in Italia, realizzata da Bain & Company per il convegno su “Cultura, Turismo e Mercato” organizzato a Roma, nella sede del Cnel, da Confimprese. Oggi, segnala la ricerca Bain, l’industria del turismo vale il 10% del Pil e genera un’economia di oltre 210 miliardi di euro. Lo zoccolo duro è il turismo culturale, tanto che il 43% dei turisti stranieri vengono proprio richiamati dalla cultura. Ecco perché bisognerebbe investire sulla cultura, sottolinea nel suo intervento il direttore generale per la valorizzazione del ministero dei beni culturali Mario Resca. Chi ha investito ha visto subito i frutti, fa notare, come la Spagna con il Prado, che dopo l’ampliamento è passato da 1,8 milioni di visitatori l’anno a 2,5 e arriverà presto a 2,8. Per questo, ora Resca vuole migliorare l’accoglienza dei musei e nei siti culturali: “bisogna cominciare da bagni puliti, dal guardaroba, dare la possibilità di prenotare on line e di pagare con carta di credito. E di fermarsi in un ristorante in cui valga la pena di fermarsi". Un primo passo, non l’unico, perché per attrarre turisti servono infrastrutture efficienti, alberghi con un giusto rapporto qualità prezzo, migliore comunicazione.