L'idea era nata nel 2006 e dopo quasi 7 anni ora è arrivato il riconoscimento ufficiale: "la Rete italiana delle Grandi macchine a spalla", che ingloba quattro feste cattoliche italiane, è "patrimonio orale e immateriale dell'umanità" dall'Unesco.
I Gigli di Nola, la Varia di Palma, i Candelieri di Sassari e la Macchina di Santa Rosa di Viterbo, sono a tutti gli effetti "capolavori immateriali" dell'Unesco che si affiancano ai siti patrimonio dell'umanità, come quelli archeologici o naturalistici. Alle 15,49 di ieri, mercoledì 4 dicembre, è arrivato il sì dell'Unesco, sancitodall'ottavo Comitato intergovernativo, in svolgimento fino a domenica a Baku, in Azerbaijan, all'Hotel Marriott.
Feste religiose sì, ma anche tradizioni orali tramandate da generazioni divenute un po' folcloristiche e soprattutto richiamo ogni anno per migliaia di turisti. Ma dietro queste feste c'è soprattutto tanta fatica ed orgoglio da parte dei trasportatori o facchini, che appunto a spalla innalzano queste gigantesche e pesanti macchine.
Soddisfatto il ministro dei Beni e delle Attività culturali e il Turismo, Massimo Bray: "si tratta – ha detto di una significativa testimonianzadella grande ricchezza e varietà del patrimonio culturale immateriale italiano, nonché efficace sostegno per la tutela e promozione di queste preziose realtà". La nomina – ricorda il Mibact in una nota – si aggiunge alle altre quattro già presenti nella Lista Rappresentativa: Il canto a tenore, canto pastorale sardo (2008), Il teatro delle marionette siciliane: Opera dei Pupi (2008), la Dieta mediterranea (2010) e Il saper fare tradizionale del violino a Cremona (2012).