Grazie ad un accordo di collaborazione tra Mibact e dall’Associazione dei Musei Ecclesiastici Italiani (AMEI), diversi reperti potranno essere inseriti nel Sistema Museale Nazionale e potranno valorizzati con azioni condivise. I Musei Ecclesiastici, che costituiscono il 20% dei musei italiani, potranno abbattere il pregiudizio che li vede come custodi solo di arte sacra e destinati esclusivamente a un pubblico di credenti.
In realtà, gran parte di queste istituzioni ospitano opere di grande rilievo artistico, anche di arte contemporanea e non necessariamente sacra. Senza contare che, grazie al forte radicamento al territorio di appartenenza, i Musei Ecclesiastici possono rappresentare un luogo di dialogo, in cui stabilire un ponte tra culture e fedi differenti proprio grazie al linguaggio artistico.
Attraverso l’accordo si potranno incentivare investimenti nel patrimonio culturale religioso, oltre a favorire progetti per tutela e ottimizzazione di fruibilità e gestione: in questo modo i Musei Ecclesiastici possono allinearsi agli standard nazionali e internazionali di qualità, oltre a valorizzare la propria specificità.
“L’accordo è la cornice in cui poter collaborare in una direzione comune”, ha detto Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali – il sistema museale italiano è composto da musei statali, civici, privati ed ecclesiastici, ma ai turisti non interessa di chi sia la proprietà. Quello che conta è che ci siano politiche comuni di promozione”.
“Negli anni abbiamo sofferto non solo le scarse risorse economiche, ma soprattutto il pregiudizio di chi ci vede come sacrestie polverose – ha sottolineato Domenica Primerano, presidente di Amei – invece noi vogliamo stare nel nostro tempo e lavorare per diventare laboratori in cui la comunità cristiana possa entrare in dialogo con il linguaggio dell’arte contemporanea. Anche con quella non sacra”.