“Non presto il mio lavoro e la mia competenza alla propaganda”. Con una lettera inviata qualche giorno fa al ministro di beni culturali e turismo Dario Franceschini, lo storico dell’arte Tomaso Montanari ha lasciato il suo posto nella commissione ministeriale consultiva che ha il compito di vagliare le proposte di chi vuole pagare le tasse con le opere d’arte.
Il professore è da tempo in rotta con governo e ministro sui temi della tutela del patrimonio culturale ed è stato tra i promotori della manifestazione che una settimana fa ha portato in piazza a Roma le ragioni della protesta contro le ultime leggi promosse per il settore culturale italiano.
In un anno e mezzo di intenso lavoro, spiega Montanari nella lettera a Franceschini, “abbiamo esaminato e chiuso ventiquattro complesse pratiche. Abbiamo deciso di accettare 11 proposte di cessione di beni culturali come pagamento delle imposte, per un valore totale di 2.055.396,31 euro: ma il ministero dell’Economia ci ha comunicato che il relativo capitolo dello stato di previsione della spesa prevede solo la ridicola cifra di 31.809 euro”.
In queste condizioni, conclude, “il lavoro della commissione è del tutto inutile: o, meglio, è utile solo all’accanita propaganda che si sforza di rappresentare agli occhi degli italiani la falsa immagine di un governo sollecito verso il bene del patrimonio culturale. Poiché io, al contrario, ritengo che alcune leggi e ‘riforme’ promosse dall’attuale Governo (..) e da Lei (…) siano una grave minaccia per la ‘tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione’, non ho alcuna intenzione di prestare il mio lavoro e la mia competenza a quella propaganda”.