Molti dei reperti archeologici ritrovati negli scavi preventivi per le opere infrastrutturali come l'alta velocità o le metropolitane resteranno nei magazzini. Al massimo verranno esposte al pubblico delle ricostruzioni virtuali. Lo ha detto Stefano De Caro, direttore generale dell'Iccrom, durante l'incontro Archeovirtual nell'ambito della Borsa mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum.
"I magazzini italiani – ha spiegato De Caro – sono stracolmi di reperti che senza le opportunità offerte dalle nuove tecnologie il grande pubblico non potrebbe mai vedere". Sono innumerevoli, infatti, i reperti che stanno venendo alla luce: "L'archeologia legata ai cantieri delle grandi opere infrastrutturali – ha proseguito De Caro, ex direttore generale per le antichità del ministero dei Beni Culturali – riguarda ormai il 95% degli scavi. Solo lungo la linea dell'Alta Velocità Napoli-Roma è venuta alla luce una Città del Coccio, mentre nel cantiere della nuova stazione Tav di Afragola sono riaffiorati i resti di antichi villaggi micenei. Per non parlare delle stazioni della metropolitana di Napoli".
Un numero di ritrovamenti che porterà i musei del futuro ad essere sempre più virtuali, sfruttando le nuove tecnologie anche per renderli più appetibili. "I musei oggi – ha detto Adele Campanelli soprintendente ai beni archeologici di Salerno, Benevento, Caserta e Avellino – sono repellenti, perché respingono, non accolgono. Attualmente i nostri musei sono visitati solo dal 10% del loro pubblico potenziale".