Ok della Camera a decreto Colosseo, Franceschini: nessun attacco ai lavoratori

Sì dell’Aula della Camera al decreto legge ‘Colosseo’, emanato dal governo dopo una assemblea del personale che ha determinato la chiusura temporanea del monumento lo scorso 18 settembre. Il decreto, in pratica, assimila il settore dei beni culturali ai servizi pubblici essenziali, per evitare casi clamorosi come quelli delle file a siti chiusi all’improvviso per motivi sindacali, come appunto accaduto a Roma, o a Pompei. I voti a favore sono stati 241, 102 i contrari, 19 gli astenuti. Contro hanno votato M5S, Sel e Fi; la Lega si è astenuta. Il testo ora passa al Senato.

“In questo decreto non c’è nessun attacco ai diritti dei lavoratori – ha commentato il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini – ed è fuori luogo, fuorviante e sbagliato cercare di dividere l’Aula tra chi attacca e chi difende i lavoratori dei musei. Il fatto che questo decreto – puntualizza – riconosca che musei e beni culturali siano servizi essenziali come scuole e ospedali è una grande conquista di civiltà”.

Franceschini ha anche spiegato che il governo sta pensando alla “possibilità di una apertura parziale dei siti in caso di assemblee”, e smentisce il caso degli straordinari. “Il problema era fondatissimo, ma i lavoratori sapevano che erano stati sbloccati”, ha puntualizzato mostrando lettere e comunicati in materia.

Quindi il ministro ha annunciato: “nella legge di stabilità ho chiesto una deroga al blocco del turnover per l’assunzione di personale ai Beni culturali. Ma il problema non è la guardiania; il problema è che l’età media dei dipendenti del mio ministero è di 59 anni e che ci mancano archivisti, archeologi, bibliotecari. Il settore della guardiania deve solo essere riorganizzato. Ci sono regolamenti antiquati e c’è troppa rigidità”.    

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