Palermo è la Capitale Italiana della Cultura 2018. “La candidatura – recita la motivazione – è sostenuta da un progetto originale, di elevato valore culturale, di grande respiro umanitario, fortemente e generosamente orientato all’inclusione alla formazione permanente, alla creazione di capacità e di cittadinanza, senza trascurare la valorizzazione del patrimonio e delle produzioni artistiche contemporanee. Il progetto è supportato dai principali attori istituzionali e culturali del territorio e prefigura a che interventi infrastrutturali in grado di lasciare un segno duraturo e positivo. Gli elementi di governance, di sinergia pubblico-privato e di contesto economico, poi, contribuiscono a rafforzarne la sostenibilità e la credibilità”.
“La competizione ogni anno diventa più virtuosa – ha commentato il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini – perché spinge verso una programmazione complessiva della città. Già essere tra le dieci della short list è una medaglia al petto, un orgoglio come una candidatura all’Oscar. L’esperienza di Mantova, Capitale del 2016, è un esempio da guardare e studiare e anche Pistoia sicuramente funzionerà. Palermo – prosegue – naturalmente era ed è già una Capitale. Ma questo titolo la valorizza ancora di più e il progetto che punta sull’inclusione sociale invia un bel messaggio”.
Per il 2019 niente competizione, perché sarà l’anno di Matera Capitale della cultura europea. “Ricominceremo nel 2020 – conclude Franceschini – e poi il Paese non si fermerà più perché di città, comuni o borghi in grado di essere Capitale ce ne sono veramente infiniti. Nel 2018 dunque verrà designata la capitale italiana del 2020 che avrà quindi due anni a disposizione per realizzare al meglio il progetto”.
A concorrere per il titolo del 218 insieme al capoluogo siciliano, erano le città di Alghero, Aquileia, Comacchio, Ercolano, Montebelluna Recanati, Settimo torinese, Trento e l’Unione dei comuni elimo-ericini (Buseto Palizzolo, Custonaci, Erice, Paceco, San Vito Lo Capo e Valderice).