Proposta per dare a privati gestione beni culturali, Franceschini frena

Beni culturali affidati in gestione a enti privati con ampia autonomia anche per progetti, iniziative, ricerche. E’ il senso di una proposta di legge promossa dalla Fondazione Magna Carta presieduta da Gaetano Quagliarello che nelle prossime ore verrà presentata in Senato con l’obiettivo di rilanciare gli investimenti su cultura e patrimonio artistico facendo arretrare la presenza dello Stato nella gestione.   

Ma il ministro di Beni culturali e turismo Dario Franceschini frena: “C’è lo spazio per discuterne, ma ci vuole buon senso”, dice, “questo è l’ultimo gradino e stiamo ancora percorrendo i primi”.

I sostenitori della proposta però incalzano: “Abbiamo dato atto al ministro di essere andato nella direzione giusta, ma bisogna correre di più”, fa notare Quagliariello.

La proposta di legge prevede una serie di modifiche al codice dei beni culturali per rendere possibile l’affidamento di musei, pinacoteche, archivi, siti archeologici e altri beni di proprietà pubblica ad enti privati ‘a bilancio interno’ promossi dallo Stato (il ministero farebbe parte del cda così come altri eventuali soci fondatori pubblici) dando loro piena autonomia anche sui progetti e con una partecipazione economica del ministero prevista in proporzione di “uno a uno”, ma commisurata ai risultati.    

Dal canto suo, il ministro rivendica di aver rotto in questi mesi “tre tabù”, dalla “contrapposizione tra tutela e valorizzazione” a quella tra “cultura e turismo” e poi anche “pubblico-privato”. Sottolinea di aver introdotto l’art bonus, “proprio per permettere ai privati di intervenire”, va giù duro anche con le imprese che evidentemente non stanno facendo la fila per partecipare: “Sono anni che sento dire dalle imprese italiane che avrebbero fatto cose meravigliose se ci fossero stati sgravi fiscali: beh, adesso ci sono, i più alti d’Europa, non ci sono scuse, se mi telefonate, io rispondo”. Infine, ricorda che il codice già prevede l’affidamento a privati di siti che lo Stato non riesce a gestire.  

 

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