Il bando pubblicato appena qualche giorno fa dal Mibact non piace agli archeologi italiani che per protesta scenderanno in piazza l'11 gennaio e per "chiedere misure urgenti a favore della buona occupazione nei beni culturali".
"Confermiamo la nostra più ferma contrarietà al bando 500 Giovani per la Cultura – spiega Salvo Barrano, presidente dell'Associazione Nazionale Archeologi – che prevede la selezione di 500 laureati, con meno di 35 anni di età, da formare per la durata di 12 mesi nelle attività di inventariazione e digitalizzazione del patrimonio culturale italiano, presso gli istituti e i luoghi di cultura statali. Siamo di fronte ad un nuovo inaccettabile reclutamento di lavoratori precari presso il Mibact, mascherati da tirocinanti, per di più con l'impegno del ministro Bray di promuovere una stabilizzazione ope legis alla fine dei 12 mesi. Mentre il ministro annuncia misure per l'innovazione del settore, il suo ministero emana un bando umiliante e vergognoso: 5 mila euro annui lordi per professionisti under 35, definiti – forse ironicamente – 'giovani', il tutto dopo aver 'informato' le organizzazioni sindacali, il cui silenzio in merito troviamo imbarazzante".
Protesta anche la Confederazione italiana archeologi, che in una lettera aperta a Bray parla di "elemosina" contenuta nel bando: "Se questa doveva essere l'iniziativa di spicco per la cultura – scrive il presidente della Cia, Alessandro Pintucci – non possiamo che trarre un bilancio deludente del primo anno di governo: avremmo preferito che si facessero pochi passi se il budget non lo permetteva, o che si riconoscesse con onestà che in questa fase non era possibile prendere nessun provvedimento; sarebbe stato comunque meglio".