Situazione economica, diversity, pari opportunità, sostenibilità. Sono questi alcuni dei principali temi che condizioneranno e ridisegneranno le geografia del mondo del business travel. È quanto emerge dall’ultima ricerca Global Business Travel Survey realizzata da SAP Concur a livello globale, che ha coinvolto oltre 3.800 viaggiatori d’affari e 700 travel manager.
Sfide e incertezze che si inseriscono in un contesto di generale ripresa dei viaggi d’affari. Oltre due terzi dei dipendenti, il 67% a livello globale e il 60% in Italia, conferma di essere disposto a spostarsi per lavoro nei prossimi 12 mesi. Una soglia che nel nostro Paese raggiunge pressoché il 100% considerando anche la categoria delle persone meno desiderose di viaggiare, ma comunque disposte a intraprendere un viaggio di lavoro.
Una ripresa che deve però affrontare, secondo la quasi totalità degli intervistati, alcuni elementi di incertezza da un lato, soprattutto dovuti al contesto economico, e al tempo stesso rispondere a nuove sfide quali sostenibilità e pari opportunità.
Per quanto riguarda l’economia, quasi nove persone su dieci a livello globale (il 72% in Italia) ritengono che il quadro di incertezza economica impatterà il settore del business travel. Il principale fattore di rischio è rappresentato dall’inflazione, che preoccupa in Italia il 24% degli intervistati, con il 32% che ritiene avrà un impatto diretto nella riduzione del budget destinato ai viaggi d’affari.
La ricerca evidenzia come il settore debba inoltre affrontare il tema della diversity e delle pari opportunità: più di 3 viaggiatori d’affari su 5 a livello globale (pari al 62%) e il 44% in Italia pensano di non aver sempre avuto le stesse opportunità di compiere viaggi di lavoro rispetto ai loro colleghi per motivi legati all’aspetto fisico, alle condizioni di salute, all’orientamento sessuale. In questo senso quasi un terzo dei viaggiatori d’affari LGBTQ+ (31%, è disponibile solo il dato globale) ritiene di non avere sempre pari opportunità nei viaggi d’affari proprio in ragione del proprio orientamento sessuale.
Nel nostro Paese il 20% dei viaggiatori d’affari della Generazione Z afferma di non aver avuto le stesse opportunità degli altri a causa della loro età. Un dato inferiore a quello globale (il 29%) e a quelli degli altri Paesi europei: in Germania è il 38%, in Francia il 23%, in Spagna il 44%, in UK del 26%. Il 15% delle donne occupate occupate nel business travel italiano ritiene di non aver avuto le medesime opportunità dei colleghi uomini. A livello globale sono il 23%, mentre in Europa abbiamo il 33% in Germania, il 36% Spagna, il 18% in UK e il 9% in Francia.
La ricerca di SAP evidenzia inoltre come la preoccupazione per la sostenibilità sia centrale per i viaggiatori d’affari: in Italia l’81% adotterà azioni per ridurre la propria impronta ambientale in termini di emissioni di CO2 e il 28% si aspetta che le imprese offrano la possibilità di compiere scelte di viaggio più sostenibili, anche al di fuori delle policy aziendali. Una richiesta di sostenibilità che non ha confini: a livello globale l’89% dei business travel intende infatti contribuire a ridurre le emissioni, e il 36% si aspetta risposte in tal senso dalla propria azienda. Il 15% infatti rifiuterebbe un viaggio di lavoro se avesse dei dubbi sul suo impatto ambientale.
“La sostenibilità è fondamentale quando si tratta di considerare i viaggi d’affari da parte dei dipendenti – afferma Gabriele Indrieri, VP & Managing Director for SAP Concur EMEA South – E come quasi sempre, i dati giocano un ruolo cruciale nella gestione di successo dei programmi di sostenibilità nei viaggi d’affari. A cominciare dalle informazioni basate sui dati relativi all’impatto ambientale delle diverse opzioni di viaggio nel processo di prenotazione, che influenzano le decisioni di prenotazione dei dipendenti. Dall’altro lato, i travel manager hanno bisogno di approfondimenti completi per adattare con successo i loro programmi di viaggio”.
Infatti, un terzo dei travel manager a livello globale (37%) afferma che la ricerca di opzioni di viaggio più sostenibili dal punto di vista ambientale renderà il loro ruolo più impegnativo nei prossimi 12 mesi. Più di un quarto (28%) ritiene che la crescente pressione a fornire maggiori informazioni sulle emissioni prodotte dai viaggi dell’azienda renderà il loro ruolo più complesso nel prossimo anno. È dunque fondamentale adottare strumenti digitali che, ad esempio, permettano ai viaggiatori d’affari di tenere traccia delle emissioni di carbonio per ogni volo e delle emissioni annuali. E che offrono anche modi per compensare l’impatto ambientale. Secondo lo studio si tratta di un modo efficace per soddisfare le richieste dei viaggiatori d’affari impegnati a fare le scelte migliori per l’azienda e per il pianeta
Circa 3 viaggiatori d’affari su 10 a livello globale e il 21% in Italia dichiarano che rifiuterebbero un viaggio d’affari che non preveda la flessibilità di modificare il viaggio al di fuori delle regole aziendali. E circa 9 su 10 a livello mondiale e il 67% nel nostro Paese si aspettano che la loro azienda permetta loro di fare scelte di viaggio al di fuori delle policy per motivi quali la sicurezza, il sostegno all’equilibrio lavorativo e la garanzia di viaggi sostenibili.
Una sfida per i travel manager: a livello mondiale tre su dieci infatti considerano i viaggiatori che prenotano da soli, direttamente con i fornitori, uno dei maggiori problemi per i viaggi aziendali. Tuttavia quasi 2 su 5 a livello globale prevedono di modificare le policy di viaggio nei prossimi 12 mesi per soddisfare le esigenze dei viaggiatori.
Oltre alla sostenibilità e alla flessibilità dei viaggi d’affari, anche la salute e la sicurezza sono essenziali per i viaggiatori. In Italia il 33% afferma che i problemi di salute e sicurezza sono oggi un rischio per i viaggi di lavoro. Il 28% ritiene che anche i conflitti e le tensioni internazionali o locali rappresentano un problema.
Sempre nel nostro Paese il 36% degli intervistati ha dichiarato che rifiuterebbe un viaggio d’affari a causa di problemi sociali o di sicurezza presenti in alcune aree del mondo, e il 29% farebbe la stessa scelta se avesse problemi di salute nel recarsi in una destinazione. Secondo il 23% del campione inoltre, l’incertezza economica ha determinato soggiorni in strutture di qualità inferiore e/o in zone meno sicure.