Nuova doccia fredda sui dipendenti di Air Italy: per i 1322 operatori rimasti all’interno della compagnia in liquidazione viene riavviato il processo di licenziamento collettivo. Dopo lo stop alla prima procedura, partita il 3 marzo 2020 e sospesa per cinque mesi per la pandemia da Covid-19, poi nuovamente fermata con la proroga di sei mesi della cassa integrazione, ora l’azienda vuole portare a termine la cessazione del vettore entro il 31 dicembre 2021. A quella data scadrà la Cig per tutti i dipendenti a tempo indeterminato che operano nelle sedi di Olbia, Malpensa, Linate, Fiumicino, Napoli e Firenze. A marzo dello scorso anno erano 1453, poi si sono ridotti a poco oltre 1300.
Dalla riunione tra azienda e sindacati è emerso anche che gli ultimi aerei sono stati restituiti agli inizi di settembre e che la società ha concluso tutte le attività previste per la liquidazione con la vendita di tutti i beni mobili. L’annuncio della procedura di licenziamento è stata “rispedita al mittente” da tutte le organizzazioni sindacali che attendono che gli venga recapitata con i canali ufficiali. In particolare Arnaldo Boeddu (Filt Cgil) chiede “che i lavoratori abbiano le stesse opportunità e trattamento dei colleghi Alitalia”.
Alla politica si rivolgono tutte le sigle sindacali, che premono per un vertice a Roma. “La soluzione del problema sia politica”, dice Nicola Contini di Ugl Trasporto Aereo. “Il tempo dei tatticismi è terminato, la Regione dia risposte concrete e conseguenti alle dichiarazioni fatte nei mesi scorsi”, tuonano Mirko Idili e Gianluca Langiu della Cisl Gallura. Per Elisabetta Manca (UilTrasporti) “è tempo che la politica dia seguito alle promesse e si attivi per salvaguardare i posti di lavoro”. E Marco Bardini, (Anpav) spera che “la fase aziendale del confronto sia più breve possibile, per dare più tempo alla fase ministeriale”.