Senza Etihad Alitalia chiuderà i battenti. E' questa l'alternativa allarmante con cui il ministro dei trasporti Maurizio Lupi avverte i sindacati alla vigilia dell'incontro in programma oggi. "La scelta è tra una prospettiva di crescita oppure la chiusura", ha detto sottolineando che con l'accordo Alitalia-Etihad "per la prima volta, si discute di progetto industriale di rilancio".
Ma il monito è rivolto a tutti gli attori in campo affinché ciascuno si assuma la propria responsabilità in un momento particolarmente delicato: resta ancora da chiudere infatti la trattativa con le banche sul debito, giovedì si apre il tavolo sugli esuberi con i sindacati e venerdì è il giorno decisivo per capire se dal cda Alitalia arriverà il via libera definitivo alle richieste di Etihad.
Oggi pomeriggio, dunque, Lupi e il ministro del lavoro Giuliano Poletti hanno convocato i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl: sul tavolo il Piano di Etihad e ovviamente anche il tema esuberi, dopo che l'ad di Alitalia Gabriele Del Torchio ha confermato l'uscita di 2.200 persone senza il ricorso di cig a rotazione o solidarietà. Numeri che però, osserva il ministro Lupi, non sono ancora definitivi: il numero degli esuberi "andrà approfondito", perché bisogna capire se gli 800 lavoratori in cig a zero ore da quattro anni "rientrano in quella cifra o sono in più. Secondo Lupi, su questo c'è "un buono spazio di lavoro".
Intanto Poste, secondo azionista di Alitalia con il 19,48%, ha portato in cda il dossier sul negoziato con Etihad e il nuovo ad Francesco Caio ha avvertito che "ogni ulteriore investimento sarà valutato sulla base di un'attenta analisi dei ritorni economici e finanziari associati al piano industriale" e ha ribadito che l'interesse del gruppo nell'aviolinea "è legato alle sinergie industriali e commerciali, soprattutto nel settore della logistica".