Alitalia, Draghi ribadisce no a discriminazioni dall’Ue

L’Italia non accetterà discriminazioni nella trattativa tra il Governo e l’Ue per far decollare al più presto la newco di Alitalia. Il presidente del consiglio, Mario Draghi, scende in pista sull’intricata vicenda che vede impegnati da un lato i ministri dell’Economia, Daniele Franco, dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, e dall’altro la Commissaria Ue alla concorrenza, Margrethe Vestager.

“Siamo in piena trattativa tra i ministri e la Commissione: non possiamo accettare asimmetrie ingiustificate”, afferma il premier in conferenza stampa. “Se ci sono ragioni per maltrattare Alitalia le vedremo, ma non accetteremo discriminazioni arbitrarie”, scandisce Draghi, spiegando che “ora il punto centrale è creare una società che si chiamerà Ita, che avrà una discontinuità con il passato” e che “si regga sulle sue ali, senza sussidi”. Il premier si dice però “dispiaciuto” che la nuova compagnia non si chiamerà più Alitalia. “Era come una famiglia, un po’ costosa ma una di famiglia”, dice, ma “ora serve partire immediatamente con la stagione estiva”, auspicando un “esito positivo” con la Commissione.

E così la trattativa va avanti ad “oltranza” nell’ambito di un dialogo “imposto dalla legge nazionale”, e con un occhio affinché le condizioni non siano meno favorevoli di quelle dei concorrenti, dopo il polverone suscitato dalla vicenda Air France, come riferisce al question time del Senato il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. “E’ ferma intenzione del Governo di adottare tutte le iniziative funzionali alla più celere conclusione delle trattative, proseguendo le stesse ad oltranza”, dice il titolare del Mise, indicando che la possibilità di “affittare uno o più rami di azienda è una delle opzioni sul tavolo”. Ma il ministro ci tiene poi a far presente, a chi contesta i diktat di Bruxelles, la natura dei rapporti con la Commissione. “Mi preme precisare che le interlocuzioni” con la Ue “non sono il frutto di una libera scelta, ma risultano imposte dalla legge nazionale che ha previsto la costituzione di Ita”, spiega, per cui “l’esercizio dell’attività è subordinato alle valutazioni della Commissione”.

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