La crisi di Governo mette in stand-by il dossier Alitalia. Al momento, infatti, sarebbe tutto fermo in attesa che si concretizzi o meno l’ipotesi di un Esecutivo Pd-M5s. Il lavoro della compagine, completata il 15 luglio con l’ingresso di Atlantia, si stava avviando verso la fase finale con in programma una verifica con Delta negli Usa entro la fine del mese, ma la crisi di Governo ha sospeso tutto e la data dell’incontro ad Atlanta è tuttora da fissare.
Intanto i commissari straordinari hanno convocato per domani, mercoledì 28 agosto, un incontro informale con i sindacati per fare il punto sulla situazione. Il tempo infatti stringe e davanti c’è la scadenza del 15 settembre entro la quale sono attesi l’offerta vincolante e il piano industriale della cordata composta da Fs, Delta, Atlanta e Mef. Ma il 6 settembre è in programma anche lo sciopero di 24 ore dei piloti e assistenti di volo proclamato da Anpac, Anpav e Anp, inizialmente previsto per il 26 agosto e poi differito dopo l’invito del Garante degli scioperi e del Ministero dei trasporti.
A rassicurare è però lo stato di salute della compagnia: da fonti vicine alla compagnia si apprende che Alitalia al 31 luglio aveva una disponibilità di cassa pari a 413 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i depositi, rispetto ai 436 di fine giugno. Si tratta dunque di un livello di liquidità superiore a quanto programmato e comunicato come dato previsionale nelle sedi istituzionali. Anche per i prossimi mesi, su cui si prevede di confermare le stime di budget, l’azienda, spiegano le stesse fonti, darà comunicazione della situazione della cassa, unitamente all’andamento ricavi e agli indicatori della puntualità, come già fatto in maniera trasparente nei mesi precedenti.
Nelle scorse settimane gli incontri tra i partner si sono focalizzati su alcune modifiche al piano, con interventi sullo sviluppo dei ricavi e del lungo raggio e sul miglioramento dei servizi a terra. Ma la verifica con i vertici di Delta sarà fondamentale per sciogliere altri nodi chiave: dagli esuberi, che potrebbero arrivare a 2.800; alla flotta (possibile un taglio di 15 aeromobili); dal network, con la rinegoziazione dell’alleanza transatlantica tuttora in corso; alla governance, con l’individuazione dell’a.d. della nuova Alitalia (nel toto-nomi, l’ex a.d. di Meridiana Roberto Scaramella, il commissario Paleari, il direttore commerciale della compagnia Fabio Lazzerini, l’ex a.d. dell’Alitalia del Piano Fenice Rocco Sabelli).
Resta infine da capire come la politica potrebbe incidere sull’operazione. La soluzione della ‘nazionalizzazione’ (lo Stato, attraverso Fs e Mef, dovrebbero andare oltre il 50%) è stata fortemente voluta dal Governo uscente, ma il modo in cui Luigi Di Maio ha gestito il dossier ha ricevuto non poche critiche dal Pd, compresi gli ex ministri Calenda e Delrio. Critiche che restano anche oggi ma con un “grande pragmatismo”, fanno sapere dal Pd: “L’essenziale è garantire una prospettiva alla compagnia”.