easy Jet, Iag, Ryanair e Virgin insieme contro l’APD inglese

Le low cost chiedono al governo britannico di abolire la tassa vista l’entrata in vigore dell’ETS

In vista degli effetti positivi del sistema comunitario di scambio delle quote di emissione ETS, entrato in vigore il 1° gennaio, easy Jet, Iag, Ryanair e Virgin tornano alla carica contro l'Apd (Air Passenger Duty) introdotta dal governo britannico e pensata come ‘tassa verde'.
"La realtà – sottolineano Carolyn McCall di easyJet, Willie Walsh di IAG, Michael O'Leary di Ryanair e Steve Ridgway di Virgin Atlantic – è che nessuna entrata proveniente dalla APD è mai stata spesa a favore dell'ambiente. Diversamente, l'ETS comporta che ogni futura crescita nel settore aereo in Europa debba essere carbon-neutral, garantendo e incentivando la riduzione delle emissioni. I dati forniti dal governo – aggiungono – mostrano che l'aviazione britannica ha pagato abbastanza per coprire i suoi costi di carbonio per l'anno 2008, mentre l'APD è più che raddoppiata su molte rotte. Nell'ambito del sistema ETS, le compagnie aeree nel Regno Unito dovranno pagare 400 milioni di euro all'anno entro il 2020. Il fatturato annuo della APD è già pari a 2,5 miliardi di sterline, e il governo mira alla cifra di 3,6 miliardi di sterline entro il 2016. L'APD è un'imposta controproducente che ci troviamo a pagare senza riscontrare benefici per l'ambiente, soffocando l'attività economica e causando tagli ai posti di lavoro. Solo la Gran Bretagna trattiene nella propria economia il ricavato di una tassa di questo genere. Occorre, dunque – concludono – abolire la APD".

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