Da Londra parte il piano di salvataggio per allontanare i timori di bancarotta della compagnia aerea regionale britannica Flybe grazie a una sinergia tra il governo di Boris Johnson e i principali azionisti, fra cui spiccano Virgin Atlantic e Stobart Group.
Gli azionisti hanno messo sul piatto un aumento di capitale e nuovi investimenti; mentre la ministra delle Attività Produttive, Andrea Leadsom, ha garantito un intervento decisivo sulle tasse dei passeggeri per aiutare l’azienda a far fronte all’impennata dei suoi debiti fiscali cresciuti secondo i media negli ultimi mesi a circa 100 milioni di sterline. Intervento che potrebbe essere poi allargato a tutte le aviolinee britanniche con un taglio generalizzato, per evitare il rischio della violazione delle norme europee contro gli aiuti di Stato ritagliati su singole specifiche aziende. I dettagli finanziari dell’operazione non sono stati resi noti, ma è stato assicurato che la compagnia continuerà adesso a operare su tutte le rotte regionali strategiche che copre nel Regno e che saranno tutelati – come chiedevano i sindacati – oltre 2000 posti di lavoro.
L’eventuale collasso sarebbe stato il secondo in pochi mesi per un vettore aereo britannico dopo quello di Thomas Cook, fallito con lo storico colosso omonimo del settore dei tour operator a settembre. E solo un anno fa, a febbraio, era andata in bancarotta un’altra compagnia aerea locale, Flybmi, travolta secondo il management dall’aumento dei costi di gestione, ma anche dalle incognite della Brexit.