Lufthansa prova a fare lo sgambetto a Delta nell’affare Alitalia

Lufthansa torna in pista nell’operazione Alitalia. Con una mossa che spariglia le carte a una settimana dalla scadenza del 15 ottobre, la compagnia tedesca ha inviato una lettera alle Ferrovie dello Stato, e per conoscenza al Ministero dello sviluppo economico, per proporsi come alternativa all’americana Delta: sul piatto, però, non ci sarebbe un’iniezione di capitale, ma solo una partnership commerciale.

Nella lettera la compagnia (che peraltro appartiene all’alleanza Star Alliance, diversamente da Alitalia e Delta entrambe in SkyTeam), offrirebbe la propria disponibilità ad entrare nella newco, ma solo con un accordo commerciale e non con equity (a differenza di Delta che metterebbe circa 100 milioni per una quota del 10%, con la possibilità di salire al 12%).

Lufthansa, che è uscita formalmente dalle trattative un anno fa (non presentando alcuna offerta entro il 31 ottobre 2018), in realtà non è mai stata considerata completamente fuori dai giochi.

Da Colonia un portavoce della compagnia tedesca, pur non commentando la lettera, ricorda che il Gruppo ha “sempre detto che il mercato italiano per noi ha un grande significato, che abbiamo interesse ad un’Alitalia ristrutturata e anche in passato abbiamo detto che ci potremmo immaginare anche un partenariato commerciale”. Lufthansa, che ha sempre detto anche di non voler investire con il Governo italiano, sarebbe ora pronta ad affiancare altri investitori, affermano alcune fonti a Bloomberg.

Resta ora da capire se e come Lufthansa possa davvero rientrare in gioco. E quale sarà la reazione di Delta. Certo è che i tedeschi sono benvisti da Luciano Benetton, secondo il quale “il progetto Alitalia dovrebbe passare attraverso chi ha esperienza tecnica e di gestione” e Lufthansa ne ha “molta”. La situazione tuttavia preoccupa i sindacati, con il leader della Cgil Maurizio Landini che chiede “decisioni precise” e la numero uno della Cisl Anna Maria Furlan che vede difficile che il 15 ci sia una svolta. E mentre il ministro dei Trasporti Stefano Patuanelli rassicura sulla cassa, resta allo studio l’ipotesi di un nuovo prestito ponte, che potrebbe servire per il periodo transitorio prima del closing, e potrebbe ammontare a 250-350 milioni.

 

 

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