Costerà intorno ai 60 milioni di sterline, circa 67 milioni di euro, il rimpatrio di 110 mila passeggeri dopo il fallimento della compagnia aerea Monarch, con base a Luton, E’ quanto afferma la Civil Aviation Authority (CAA), l’autorità britannica per il trasporto aereo. Il denaro è necessario per il pagamento di 30 aerei charter che portino a casa, da diverse mete turistiche, i passeggeri ‘abbandonati’ dal vettore.
Si tratta del terzo epilogo simile recente per un vettore europeo, dopo i precedenti piuttosto freschi di Alitalia (che malgrado tutto ha continuato però a volare) e Air Berlin. Ma anche d’una vicenda che finisce per incrociarsi con gli effetti delle circa 20.000 cancellazioni di Ryanair, al di là della radicale differenza di contesto con il gigante irlandese di Michael O’Leary: in crisi manageriale e di rapporti di lavoro con i piloti, non certo di profitti. Crisi di profitti che invece attanagliava Monarch – holding con hub nello scalo londinese di Luton e basi di partenza da sei aeroporti del Regno Unito, di cui fanno parte pure un tour operator e una divisione d’ingegneristica – almeno dal 2009. Nata quasi mezzo secolo fa come società tradizionale di charter, specializzata in pacchetti turistici completi di prenotazione alberghiera, aveva cercato in anni più recenti – dopo i contraccolpi della crisi globale e l’ascesa di rampanti concorrenti quali la stessa Ryanair o EasyJet – di riconvertirsi a sua volta in moderno vettore low cost. Mantenendo sino alla fine un range di destinazioni prevalentemente turistiche (non poche stagionali) verso la Spagna in primo luogo e poi Italia, Portogallo, Francia, Grecia, Cipro, Croazia, Israele, Turchia, Svezia, Austria, Germania, Svizzera e Gibilterra. Ma non é bastato. Ora il futuro della compagnia è avvolto nella nebbia. E quello dei suoi 2100 dipendenti, nel buio più fitto.