Una maggioranza pubblica per la nuova Alitalia. Nella newco entreranno infatti il Tesoro e le Ferrovie dello Stato con una quota che potrebbe superare il 50%. In corsa come partner industriali l’americana Delta Airlines e l’inglese easyJet. Il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, incontrando i sindacati al Mise, ha delineato i contorni della nuova compagnia. Il piano industriale dovrà essere presentato entro il 31 marzo, ma per i sindacati il termine è troppo in avanti: la proposta va presentata e soprattutto discussa prima e insieme, evitando in primo luogo esuberi e tagli ai salari e ai diritti.
Delta ed EasyJet, che dovrebbero entrare nella newco entrambe con un 20%, dovrebbero riuscire senza troppe difficoltà a dividersi la torta delle rotte, con la compagnia americana interessata soprattutto al lungo raggio e la low cost inglese focalizzata invece sul medio e breve.
Fs, la cui quota potrebbe oscillare tra il 20 e il 30% (insieme al Mef, con oltre il 15%, dovrebbero superare il 50%; previsto anche l’ingresso di altre società pubbliche, mentre Cdp potrebbe finanziare il leasing degli aerei), dovrebbe sfruttare questa operazione anche nell’ottica dell’intermodalità con l’obiettivo del biglietto unico treno-aereo.
La partecipazione di Mef e Fs, come spiegato da Di Maio, è garanzia anche per la tutela dei lavoro. E comunque ciò non esclude altre partecipazioni di società pubbliche e private. “Non ci sarà un’Alitalia più piccola”, sottolinea infatti Di Maio: “Quando parliamo di operazioni di mercato, parliamo di partner privati, ma la presenza del Mef e di Fs garantisce la salvaguardia dei livelli occupazionali ed evita licenziamenti. Ed è per garantire una strategia ad Alitalia e non per svenderla”.
Su tutta questa partita resta acceso il faro dell’Ue, che ha già un’indagine in corso sul prestito ponte da 900 milioni concesso nel maggio 2017 e da restituire entro il 30 giugno. Nei giorni scorsi la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager ha detto che se altre società decideranno di fondersi con Alitalia, l’indagine potrebbe sdoppiarsi in due. Anche l’ingresso dello Stato nel capitale è soggetto a paletti Ue: gli interventi pubblici devono essere a “condizioni di mercato”. Ma il commissario Enrico Laghi rassicura: “La commissione Ue non è un tema”.
Dunque, dopo oltre 10 anni sotto la guida dei privati, Alitalia tornerà pubblica. L’ultimo anno dell’Alitalia pubblica è il 2008, ovvero prima all’arrivo dei ‘capitani coraggiosi’ chiamati dall’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi per stoppare Air France-Klm. La vecchia Alitalia-Lai lascia nel 2009 il posto ad Alitalia-Cai che, rilevata per 300 milioni, nel 2013 comincia a perdere quota e nonostante l’aumento di capitale e l’intervento pubblico attraverso Poste, è costretta all’atterraggio. Il nuovo decollo nel gennaio 2015 è possibile grazie all’investimento da 1,7 miliardi della compagnia emiratina Etihad: ma anche questa volta i privati fanno flop e nel 2017 arriva l’amministrazione straordinaria. In questi circa 10 anni il personale si è ridotto da 19.300 a circa 11 mila dipendenti e la flotta è passata da 181 a 118 velivoli. Negli ultimi 40 anni Alitalia è costata allo Stato otto miliardi di euro, di cui 4,7 solo dal 2007.