Addio al Convention Bureau Italia. Un articolo pubblicato su Quality Travel lo scorso 26 febbraio svela l'intenzione, da parte del nuovo direttore generale dell'Enit Andrea Babbi, di passare le competenze dell'ormai defunto CB Italia al network di Regioni coordinato dalla Toscana.
A quanto si legge, Babbi preferisce annullare la gestione autonoma settoriale dei 3,5 milioni rimasti dei sette stanziati per il Convention Bureau Italia solo due anni fa, come rileva Federcongressi. "Meglio affidarsi dunque – prosegue l'articolo – al network di regioni di cui la Toscana è capofila, che avrà il compito di rianimare lo scheletro (…) del Convention Bureau". L'articolo si conclude riportando la volontà di Babbi di partecipare "in maniera significativa", sotto il "cappello" del network, alla prossima fiera IMEX, in programma a Francoforte a fine maggio.
Polemico il commento del presidente Federcongressi&eventi Paolo Zona, il quale esprime dubbi sia sulla sua fattibilità sia, soprattutto, sulla sua efficacia. "In realtà – sottolinea Zona – pare davvero che il progetto interregionale Mice in Italia sia operativo a tutti gli effetti, grazie a un atto firmato dal Capo Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo. Certamente, però, per gli operatori del settore c'è un'importante differenza tra questo progetto interregionale e avere un Convention Bureau nazionale. Mice in Italia, infatti, – spiega Zona – prevede sì azioni coordinate delle iniziative territoriali ma ogni regione gestisce direttamente i propri fondi, procedendo in autonomia allo sviluppo dei progetti. Ciò ne rende assai farraginosa se non impossibile la gestione. Tutto questo proprio mentre da anni tutti stanno auspicando finalmente una gestione unitaria dell'immagine del paese: si vede che questo concetto per il settore congressuale non vale. Comunque la si metta, la sola certezza, amara, è che il CB Italia non c'è più. Qualcuno l'ha detto ai mercati stranieri? Qualcuno ne ha informato gli operatori? Perché è tutto così nebuloso? Perché non ci si riconosce neppure il diritto di sapere? Noi di Federcongressi – conclude Zona – queste cose le avevamo previste già nel novembre 2011, quando dallo stand italiano a EIBTM lanciammo il primo allarme sulle voci che davano per imminente la chiusura del Convention bureau, e oggi non siamo felici di aver avuto ragione".