Dopo anni di crescita costante il turismo congressuale conosce una battuta d’arresto. E’ quanto emerge dal rapporto annuale presentato oggi alla manifestazione Globe. Lo studio, elaborato dal professor Attilio Gardini, dell’università di Bologna, evidenzia che nel 2006 sono stati organizzati 102.519 incontri (-3,49% rispetto al 2005). I partecipanti sono stati 19.246.088 (-6,83%); le giornate di presenza congressuale sono state 32.182.722 (-4,17). Uno stop, dunque, se pur contenuto, del trend di crescita, dovuto essenzialmente alla flessione della domanda interna e alla tendenza, già in atto, delle progressiva riduzione della dimensione degli eventi. Gli hotel vantano una quota di mercato pari al 52,22% delle presenze complessive (16.807.169), le sale congressuali pari al 26,04% (8.381.814), i centri congressi al 20,61 per cento e le dimore storiche all’1,12. Dal punto di vista geografico, la variazione 2005-2006 registra un segno positivo unicamente nel segmento degli incontri a carattere internazionale (+2,13%), contro una riduzione del 6,12% per quelli a carattere nazionale e del 2,31 dei regionali. La distribuzione dell’attività in termine di dimensioni vede la fascia da 50 a 100 congressisti con 16,51% elle quote per numero dei partecipanti; la fascia 100-300 con il 32,96%; la fascia 300-1000 con il 27,84%; la fascia 1000-3000 con il 14,27% e infine più di 3000 con l’8,42%. E’ sempre più rilevante la quota dei ‘microeventi’, inferiori ai 50 partecipanti, che crescono di consistenza di anno in anno. Quanto alle destinazioni, le città d’arte si posizionano al vertice della classifica delle presenze seguite dalle località turistiche, mentre le località marine e i centri urbani chiudono l’anno con segno negativo. All’apice della domanda del mercato congressuale vi sono le aziende che coprono il 63,35% degli incontri organizzati con oltre il 42% dei partecipanti; seguono il mondo associazionistico ed enti pubblici e sindacati.