2.700 turisti evacuati da Gili e Lombok. Astoi: a Bali situazione serena

A tre giorni dal terremoto che ha colpito il nord dell’isola di Lombok, sono ancora molti i turisti che volevano lasciare l’isola e non sono ancora riusciti a farlo, accampandosi in spiagge o dentro l’aeroporto. Complessivamente 2.700 turisti sono stati evacuati dalle tre piccole isole Gili, al largo della costa nord-occidentale di Lombok, dopo un assalto alle poche barche disponibili dal quale sono passati anche numerosi italiani; i primi nostri connazionali sono tornati a casa ieri.

L’aeroporto di Lombok, nel sud dell’isola, è operativo 24 ore su 24 con una frequenza di voli incrementata, per permettere di soddisfare tutte le richieste di ripartenze anticipate. Non tutti i turisti hanno potuto essere accontentati, però, e in molti hanno deciso di passare la scorsa notte distesi nelle sale dello scalo. Nel frattempo, le scosse d’assestamento non si fermano. Se ne sono contate oltre 200 da domenica sera, e la scorsa notte due hanno raggiunto la magnitudo 5,3.

“Non facciamo i sismologi e non possiamo prevedere il futuro ma possiamo dire che l’Indonesia è fatta di tantissime isole diverse e anche distanti tra di loro. Il terremoto ha riguardato le isole Gili e Lombok da cui sono riusciti a rientrare via traghetto coloro che erano in vacanza con i nostri tour operator (circa 150 persone) e sono stati sistemati in alberghi di Bali ma sul resto delle isole, dalla più vicina Bali fino alle lontanissime Giava, Sumatra, Sulawesi, la situazione è tranquilla e non ci sono né situazioni di emergenza né danni. E i clienti presenti continuano le proprie vacanze”, spiega Andrea Mele, vicepresidente di Astoi Confindustria Viaggi.

“Per i tour operator specializzati sull’Indonesia – dice Mele – questa è un duro colpo ma la cosa positiva è che davvero tutti i clienti ora capiranno ‘l’abisso’ di differenza che c’è tra viaggiare ‘in altra maniera’ con il fai da te e il prenotare con un professionista. Stiamo facendo un lavoro pazzesco di assistenza in loco, di riprotezione, di rimborso, di ascolto di chi ancora deve partire etc. Chi si è comprato un biglietto per conto proprio, ora perde tutto e non vede una lira. Chi ha comprato un pacchetto, avrà o il rimborso totale o parziale oppure un buono. La differenza è enorme”.

“Il picco delle presenze in queste zone dall’Italia – spiega Mele – avviene tra il 12 e il 20 agosto, quindi la notte del 5 agosto fortunatamente c’era un decimo dei turisti che ci sarebbe stati 10 giorni dopo. Quelli che erano alle Gili sono stati aiutati in prima battuta dagli alberghi (da subito è stato vietato l’accesso alle isole dalle autorità e di conseguenza i nostri operatori non hanno potuto arrivare per fornire diretta assistenza) e, una volta portati a Bali con i traghetti, sono stati accolti dai nostri assistenti e sistemati negli alberghi. Alcuni sono voluti ripartire subito, altri hanno proseguito la vacanza. Chi era a Bali e ha sentito la scossa, ha proseguito le ferie. Per chi era a Bali e doveva andare a Lombok abbiamo ovviamente organizzato altri itinerari oppure il rientro”.

Mele spiega quali sono le tipologie di reazioni di clienti che in questi giorni stanno affrontando agenzie e tour operator: “C’è chi rinuncia perché ha paura e non ne vuole sapere niente: e lì cerchiamo con ragionevolezza o di applicare poche penali e di non applicarne a seconda dei casi. Poi c’è chi accetta un cambio di itinerario e quindi usiamo gli importi delle notti a Lobok e a Gili per prenotare a Bali (che è molto grande e varia). E poi c’è la terza ipotesi di chi non vuole andare in Indonesia ma accetta destinazioni alternativa (cosa per noi assai complessa da gestire perché parliamo ovviamente di altissima stagione e non è facile trovare posto specialmente in Thailandia e Malesia ma c’è anche chi è stato riprotetto a Cuba e Santo Domingo)”.

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