Per mettere ordine sulla questione della tassa di soggiorno che gli albergatori devono ai Comuni il Pd sta lavorando a un disegno di legge che modifica parzialmente il precedente decreto del 2011. In pratica si stabilisce che il gestore della struttura ricettiva sarà individuato quale responsabile unico del versamento dell’imposta di soggiorno e in caso di omesso, ritardato o parziale versamento, si vedrà applicata la relativa sanzione amministrativa stabilita in base alle leggi vigenti.
“Dopo anni di incertezza per enti pubblici e operatori alberghieri, si torna a parlare di riscossione della tassa di soggiorno attraverso un disegno di legge che prospetta regole più chiare e dinamiche più stringenti nell’attribuzione delle responsabilità, ma soprattutto interviene sulle lacune legislative che hanno causato sin qui numerosi procedimenti in sede penale”, sostiene Mauro Laus, senatore del Pd, primo firmatario della proposta di legge in base alla quale i soggetti titolari delle strutture ricettive dovranno rispondere in prima persona dell’evasione fiscale conseguente al mancato versamento della tassa.
“Non sono ammesse scuse per chi non versa, salvo la possibilità di rivalersi eventualmente sugli ospiti che non hanno pagato – spiega Laus – Quei denari sono dovuti per legge e rappresentano un capitolo importante nelle casse dei Comuni. Per contro, lo stesso legislatore ha omesso per quasi un decennio di disporre le necessarie modalità applicative del tributo, preferendo costosi e talvolta iniqui processi penali a carico degli imprenditori, senza che fosse garantita la certezza del diritto”.
Inoltre, per recuperare almeno in parte le somme che mancano all’appello delle casse comunali, il disegno di legge prevede una sospensione di 120 giorni dei procedimenti penali già aperti, periodo durante il quale i soggetti a processo avranno la possibilità di versare quanto dovuto e rientrare nella fattispecie del nuovo ddl. “Ancora più importante – conclude il senatore – è il vincolo di destinazione delle risorse derivanti dalla tassa di soggiorno, che i Comuni debbono dimostrare essere davvero destinate a interventi in via esclusiva nel comparto turistico”.
La proposta prende spunto dai recenti fatti di cronaca dove a Roma ben 20 strutture alberghiere sono finite nel mirino della procura per non aver versato al comune capitolino le somme pagate dai turisti. Un danno per la Capitale pari a otto milioni di euro.