A rischio stagione neve: Cts frena, Regioni vogliono certezze

Potrebbe slittare ancora la possibilità di tornare a sciare, con l’apertura degli impianti sciistici prevista al momento per il 7 gennaio che potrebbe essere rinviata alla fine di gennaio: il Comitato tecnico scientifico ha inviato una serie di osservazioni alle Regioni relative al protocollo messo a punto a fine novembre, chiedendo che venga reso più aderente al sistema della divisione in fasce previsto dall’attuale normativa. Per gli esperti è necessaria una stretta osservanza delle misure per prevenire il contagio, a partire dal distanziamento, anche negli “spazi all’aperto”.

Non solo. Nella riunione con i rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, tecnici ed esperti hanno segnalato un altro aspetto: funivie e cabinovie rappresentano un contesto a rischio medio-alto, con possibilità di rischio alto nelle ore di punta, esattamente come i mezzi del trasporto pubblico. Per consentirne l’uso, quindi, va prevista “un’efficace riorganizzazione degli impianti di risalita” che va affiancata ad una serie di misure di “prevenzione e protezione collettiva”.

Da qui la decisione di inviare una serie di osservazioni al protocollo. In primo luogo, dicono gli esperti, le misure vanno ‘calate’ nella realtà della divisione in fasce dell’Italia: in una regione in zona gialla gli impianti potranno funzionare con un’occupazione del 100% sulle seggiovie e del 50% su cabinovie e funivie (come proposto dalle Regioni), con l’uso obbligatorio della mascherina; in quelle arancioni dovranno invece viaggiare tutti al 50% della capienza e sempre con l’obbligo della mascherina, mentre in quelle rosse devono rimanere chiusi. Nelle zone arancioni, inoltre, si dovrà anche tenere conto delle restrizioni previste alla mobilità: vale a dire che non sarà possibile spostarsi da un comune all’altro. Quanto alla proposta di un tetto massimo giornaliero alla vendita degli skipass, il Cts sottolinea la necessità che vengano individuati “criteri chiari” per la loro definizione, che tengano conto non solo della quota giornaliera ma anche di quelle settimanali e stagionali. E serve anche un sistema che consenta di fare previsioni sulla gestione dei flussi per il controllo dello skipass e, soprattutto, misure idonee ad evitare gli assembramenti alla partenza degli impianti.

Ora la palla passa di nuovo alle Regioni e una nuova riunione del Comitato tecnico scientifico è prevista per metà della settimana prossima ma è improbabile che si arrivi ad una soluzione per il 7 gennaio.

Da qui la frustrazione degli assessori delle Regioni delle Alpi con delega agli impianti di sci che chiedono al governo ristori “certi e adeguati” e una “data vera di apertura”. “Più tempo passa più la data di apertura del 7 gennaio scritta nel Dpcm si trasforma in una colossale presa in giro”, dicono. “La montagna ha bisogno di tempi lunghi per organizzarsi – concludono -, non si può continuare a illudere imprese e lavoratori”, si legge nel documento con le richieste al governo della montagna firmato da Daniel Alfreider, vicepresidente Provincia Autonoma di Bolzano, Luigi Giovanni Bertschy, vicepresidente Regione Autonoma Valle d’Aosta, Sergio Bini, assessore al Turismo Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Martina Cambiaghi, assessore allo Sport Regione Lombardia, Federico Caner, assessore al Turismo Regione Veneto, Roberto Failoni, assessore al Turismo Provincia Autonoma di Trento, e Fabrizio Ricca, assessore allo Sport Regione Piemonte.

Intanto gli impianti continuano a restare chiusi in una stagione che ha fatto registrare nevicate record come non si vedevano da anni.

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