Arrivi dimezzati in tre anni in Egitto: adv e TO hanno perso 12% fatturato

L'Egitto è un Paese sicuro. Lo sconsiglio della Farnesina riguarda solo le località del Mar Rosso sul Sinai e non quelle di Marsa Alam e Hourghada, e al turismo rimangono aperte anche molte altre destinazioni non solo sulla costa del Mediterraneo, come Marsa Matrouh, ma anche quelle archeologiche di Luxor e Aswan nel Sud. E' il messaggio giunto dalla convention United for Egypt appena conclusasi a Marsa Alam: una missione congiunta italo-egiziana volta non solo a rilanciare l'Egitto come meta turistica dopo tre anni di instabilità politica, ma anche a sostenere il comparto italiano che ancora crede nel Paese delle piramidi e del mare tropicale.  
Anche perché il turismo italiano ha molto da vincere o da perdere dalle sorti di quello del Paese nordafricano: se tra il 2002 e il 2010 i flussi italiani in Egitto sono cresciuti fino a superare il milione di arrivi nel 2010, gli ultimi tre anni dalle prime rivolte arabe hanno visto un dimezzamento degli arrivi, scesi a 500.000 nel 2013.
Un calo che ha avuto effetti negativi anche per tour operator e agenzie di viaggio italiane, per il quale la destinazione dava nel 2010 circa il 20% del fatturato totale, sceso all'8% nel 2013.
Per il mercato delle agenzie, è stato inoltre rilevato, l'Egitto rappresenta oltre il 20% del totale dei pacchetti turistici venduti e, secondo Ainet, il 20% dei clienti che decidono di non andare in Egitto, in particolare Mar Rosso e costa mediterranea, rinunciano del tutto alla vacanza.   
"Italiani – ha detto il ministro egiziano al Turismo Hisham Zaazou, citando lo slogan di un'altra campagna promozionale – 'we miss you too' (ci mancate anche voi)".

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