Ancora pareri negativi sulla possibilità di accorpare il Dipartimento Turismo a quello degli Affari regionali nell'ambito della direttiva sulla spending review. Roberto Corbella, presidente Astoi, ricorda come dal 1993 in poi, dopo la soppressione per referendum abrogativo del ministero del Turismo, Sport e Spettacolo, si sia assistito "ad uno schizofrenico balletto di competenze che ha visto il passaggio di testimone prima ad un Dipartimento presso la presidenza del Consiglio dei Ministri, poi al ministero dell'Industria, Commercio e Artigianato, in seguito al ministero per le Attività Produttive e, infine, all'attuale Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo". "Il tutto – aggiunge Corbella – condito da una sovrapposizione ed una confusione tra competenze statali e regionali in materia, derivata anche dalla riforma del Titolo V della Costituzione".
Corbella non risparmia poi critiche all'attuale ministro del Turismo, Piero Gnudi. "Dal giorno del suo insediamento ad oggi – osserva – non siamo riusciti a cogliere alcun intervento di indirizzo per lo sviluppo del settore. Forse l'ipotesi di accorpamento con gli Affari Regionali potrebbe semplificare la vita all'attuale ministro, ma se non venisse risolto a monte il problema del rapporto con le Regioni, non servirebbe a nulla. D'altra parte, l'accorpamento al ministero dello Sviluppo Economico andrebbe ad allungare una lista di competenze già molto significativa e non favorirebbe certamente un'azione incisiva. Pur essendo d'accordo sull'adozione di misure atte al contenimento dei costi e degli sprechi delle pubbliche amministrazioni, riteniamo che, per un settore da tutti riconosciuto come uno dei pochi che potrebbe ancora svolgere un'importante azione di traino dell'economia del nostro Paese, sia essenziale ed irrimandabile – conclude Corbella – definire una strategia di rilancio".
Intanto anche Unionturismo si unisce al coro di dissensi. In una nota, l'Associazione spiega infatti che sebbene "si tratti di un comparto amministrativo che certamente andrebbe riorganizzato e reso tecnologicamente più efficiente, tuttavia non deve essere depennato". "Non vogliamo pensare che il tutto faccia parte tout court di un contenimento della spesa – sottolinea il presidente Unionturismo, Gian Franco Fisanotti – a danno dell'unico settore che sa ancora esprimere inconfutabili energie per lo sviluppo e l'occupazione. Piuttosto – conclude – il comparto turistico avrebbe bisogno di una maggiore visibilità politica per inserirsi a pieno titolo nelle strategie di crescita economica del Paese".