Per salvare cabine, bar e ristoranti sulle spiagge d'Italia "dall'assalto dei grandi gruppi immobiliari" sono partiti da Toscana, Liguria, Lazio, Veneto, Marche e Abruzzo per arrivare con un corteo di camper fino a Bruxelles. Un centinaio di gestori di stabilimenti balneari ha portato sdraio, ombrelloni e persino un 'pattino di salvataggio' nella place Schuman, tra le sedi della Commissione e del Consiglio Ue, per dire "no alle aste, sì alla deroga" alla direttiva Bolkenstein che liberalizza i servizi in Europa e vieta il rinnovo automatico delle concessione demaniali, imponendo che queste vengano messe all'asta ogni 7 anni.
Guidati dalla senatrice Manuela Granaiola, organizzati dal 'Comitato Salvataggio Imprese e Turismo italiano', svegliati dal tam-tam in rete del sito 'movimentobalneare.it' e sostenuti dal sindacato Sib, una delegazione dei gestori degli stabilimenti – senza quelli della Romagna – è stata ricevuta nel pomeriggio di ieri al Parlamento europeo dagli eurodeputati Debora Serracchiani e Leonardo Domenici (Pd) e Carlo Fidanza e Lara Comi (Pdl), che hanno organizzato un incontro con i tecnici della Commissione Europea.
Per il parziale recepimento della direttiva sui servizi, che risale al 2004, l'Italia è sotto procedura di infrazione. In un tentativo di soluzione, il governo aveva proposto che le concessioni avessero durata di 90 anni, ipotesi seccamente respinta da Bruxelles.
Ma, secondo quanto ha riferito la Serracchiani, "è emerso che nella direttiva ci sono margini di manovra". Dal canto suo Domenici ha osservato che "se si apre un tavolo, è ragionevole pensare che si possa trovare una soluzione" alla specificità del settore balneare in Italia.