Boeing sempre più in crisi dopo incidenti 737 Max, lascia top manager

Cambio ai vertici di Boeing. La crisi innescata dal 737 Max fa cadere la prima testa fra i top manager del colosso dell’aviazione: Kevin McAllister, il responsabile della divisione aerei commerciali e uomo chiave per il ritorno nei cieli del velivolo a terra da mesi dopo i due incidenti mortali costati la vita a 346 persone, lascia l’incarico. Il suo posto va, con effetto immediato, a Stan Deal.

L’avvicendamento piace a Wall Street, dove i titoli Boeing salgono di oltre il 2% dopo diverse sedute di passione causate dalla diffusione di messaggi fra due dipendenti di Boeing. Messaggi che sembrano indicare che il colosso sapesse dei problemi del 737 Max dal 2016, e quindi in grado di far vacillare la posizione di Boeing che da mesi sostiene di non aver avuto indicazione di malfunzionamenti al sistema automatico fino agli incidenti della Lion Air e dell’Ethiopian Airlines.

McAllister è stato il manager al centro degli sforzi di Boeing per riparare il sistema automatico del 737 Max che ha contribuito ai due incidenti aerei. Di recente però è finito nel mirino delle critiche interne a Boeing – secondo indiscrezioni – per la sua scarsa capacità di gestione dei rapporti con i clienti e per il suo stile. La sua uscita aggiunge nuove incertezze alla maggiore crisi, quella del 737 Max, di Boeing nei suoi 103 anni di vita. Il 737 Max è a terra da marzo e questo è già costato alla società 8 miliardi di dollari. Il suo ritorno nei cieli è da mesi posticipato e le compagnie aeree ora prevedono che non tornerà a volare fino al 2020. Boeing ha messo in guardia sul fatto che se i ritardi dovessero persistere potrebbe essere costretta a sospendere la produzione, una misura drastica che potrebbe avere ripercussioni pesanti sulla forza lavoro di Boeing e sulla sua rete di fornitori.

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