In Italia "manca un progetto complessivo per il turismo che individui risorse, responsabilità e tempi", senza il quale non ha più senso "la solita giaculatoria che vuole che il turismo sia petrolio del Paese, mentre contribuisce al Pil per il 10% ma potrebbe rappresentare almeno il doppio di questo valore".
In occasione della conferenza stampa per la presentazione della campagna "Made in Italy", il presidente dell'Enit Pierluigi Celli si è tolto qualche sassolino dalle scarpe e parlando con i giornalisti ha snocciolato i mali del settore, "a partire dal fatto che, con il Governo Letta e il trasferimento del Dipartimento del turismo dal ministero degli Affari regionali a quello dei Beni Culturali, siamo rimasti per un anno senza alcun interlocutore".
"Serve innanzitutto una unitarietà di presentazione del Paese all'estero – ha detto Celi – mentre oggi ogni Regione tende a presentare se stessa, con una frammentazione che non porta lontano. L'Enit non ha strumenti impositivi. Servirebbe almeno una responsabilità concorrente in materia di turismo" (che nel Titolo V della Costituzione è di competenza esclusiva delle Regioni ndr).
Inoltre, per Celli, l'Enit "deve poter avere un potere reale e anche risorse: abbiamo in dotazione ogni anno solo 18 milioni, meno di quanto dispongono alcune piccole Regioni, per fare promozione".
Poi servirebbero 20-30 giovani da far lavorare per il portale Italia.it: "noi non abbiamo i fondi per farlo ma un Paese che non ha un portale turistico efficiente è handicappato".
Infine, per ritornare ad essere ai vertici delle classifiche mondiali bisognerebbe lavorare sulle infrastrutture, a partire dagli aeroporti, sulla qualità degli hotel, e persino sulla pulizia delle città.