Anche se il nuovo titolo V della Costituzione ha stabilito che il turismo, dal 2001, è una materia di competenza regionale, tuttavia "l’esigenza di un esercizio unitario a livello statale di determinate funzioni amministrative, abilita lo Stato a disciplinare siffatto esercizio per legge. E ciò anche se quelle funzioni siano riconducibili a materia di legislazione concorrente o residuale". Lo ha stabilito la Corte Costituzionale con la sentenza n. 76, che ha sì bocciato la norma della finanziaria 2008 nella parte in cui prevede che lo Stato emani alcuni regolamenti per favorire il turismo "sentita" la Conferenza Stato Regioni anziché "d’intesa" con essa, ma allo stesso tempo ha fissato un importante paletto sui casi in cui è consentita la deroga alle competenze regionali. Se vi è appunto, l’esigenza di un "esercizio unitario a livello statale" – si legge nella sentenza scritta dal giudice costituzionale Luigi Mazzella – ”i principi di sussidiarietà e di adeguatezza (in forza dei quali si verifica l’ascesa della funzione normativa dal livello regionale a quello statale) possono giustificare una deroga al normale riparto di competenze contenuto nel titolo V. A condizione, naturalmente, che la valutazione dell’interesse pubblico sottostante all’assunzione di funzioni regionali da parte dello Stato sia proporzionata, assistita da ragionevolezza alla stregua di uno scrutinio stretto di costituzionalità e rispettosa del principio di leale collaborazione con le Regioni". Proprio quest’ultimo principio – a detta della Corte – è stato violato da quella norma della finanziaria 2008 che aveva previsto che il governo emanasse uno o più regolamenti con procedure acceleratorie e di semplificazione per favorire l’aumento dei flussi turistici e la nascita di nuove imprese del settore. Secondo la Corte, infatti, non è sufficiente che tali regolamenti siano adottati dopo aver "sentito" la Conferenza-Stato Regioni: è necessaria l’ "intesa". Per il vicepresidente di Federturismo-Confindustria, Renzo Iorio, quello delineato dalla sentenza della Cassazione "è il punto di vista verso cui anche noi riteniamo sia necessario andare: bisogna cioè che il turismo divenga almeno una materia concorrente tra Stato e Regioni" e non, come è oggi, ad esclusiva competenza delle Regioni.