Draghi decide lunedì su coprifuoco e riaperture

Già dal monitoraggio della prossima settimana potrebbero cambiare i parametri che definiscono i colori delle regioni, a partire dall’Rt, ma non c’è ancora l’accordo nella maggioranza su coprifuoco e riaperture, con il centrodestra in pressing per accelerare la ripartenza di tutti i settori ancora fermi e cancellare il ‘tutti a casa’ alle 22 e l’asse LeU-Pd a ribadire la necessità di mantenere una linea di prudenza e gradualità nelle scelte in modo che le riaperture siano irreversibili, come lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi ha più volte ribadito.

Il risultato è che la cabina di regia politica per il ‘tagliando’ alle misure in vigore che Lega, Forza Italia e Iv volevano entro questa settimana è stata fissata dal premier lunedì ed è probabile che l’unica decisione che verrà presa è il posticipo del coprifuoco alle 23. Inoltre, si valuta anche la definizione di una data certa per quei settori che non hanno ripreso le attività: il wedding, che potrebbe ripartire il 15 giugno, i centri commerciali, che potrebbero tornare a lavorare nei fine settimana dal 23 di maggio. Non dovrebbero esserci invece novità per i ristoranti al chiuso, le palestre (il decreto prevede il 1 giugno) e i parchi tematici (1 luglio).

Sul tavolo del governo c’è poi un’altra partita ed è quella della modifica dei parametri che definiscono i colori delle Regioni. Se si continua a tenere in considerazione l’Rt già dalla settimana prossima diverse regioni potrebbero finire in arancione, considerando che con le riaperture l’aumento dei contagi è scontato. Se si vuole rendere la ripartenza irreversibile, dunque, è necessario cambiare modo di valutazione. La proposta su cui si confronteranno nelle prossime ore governo e regioni è di tenere in considerazione l’Rt ospedaliero, cioè la situazione dei malati covid nelle terapie intensive e nei reparti ordinari. In zona ad alto rischio si andrebbe se le prime superano il 20% del totale dei posti disponibili e le seconde il 30% (oggi la soglia critica è rispettivamente del 30 e del 40%). Verrebbero inoltre definite 3 fasce d’incidenza, con la più alta fissata a partire da 150 casi ogni 100mila abitanti.

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