Governo studia piano per riaperture, ma prima accelerare piano vaccini

Si avvicina la verifica di metà mese per valutare, se i dati epidemiologici lo consentiranno, eventuali riaperture prima della fine di aprile a partire da ristoranti, musei, cinema e teatri. A palazzo Chigi la data per riaprire ancora non c’è: “essenziali” per ogni decisione saranno i dati e l’andamento della campagna vaccinale. Quel che è certo è che quando si deciderà di riaprire ci saranno interventi selettivi e graduali. Per questo si è cominciato a lavorare sui protocolli di sicurezza dei vari settori, a partire dal mondo della cultura e della ristorazione. Il Comitato tecnico scientifico ha iniziato dalle richieste di musei, cinema, teatri e spettacoli dal vivo, che chiedono di poter tornare a lavorare e puntano ad un ampliamento della capienza finora consentita da 200 persone a 400 al chiuso e da 400 a mille all’aperto. L’altro settore è quello della ristorazione: nelle prossime ore la Fipe vedrà il ministro Giancarlo Giorgetti per sottoporgli il protocollo già presentato a gennaio che prevedeva ristoranti aperti anche la sera nelle zone gialle e a pranzo in quelle arancioni, con prenotazione obbligatoria. Linea che difficilmente passerà il vaglio del Cts anche se l’obiettivo di tutti è di far ripartire almeno i locali che hanno spazi all’aperto e che si trovano in zona gialla, per poi proseguire con il resto.

Il nodo politico però è proprio la data, con il governo che non ha ancora convocato la cabina di regia. Lega e Forza Italia insistono sul 20 aprile come data giusta per “fare un punto in Cdm”. Posizioni difficilmente compatibili con quelle del Pd e di Roberto Speranza secondo cui prima di maggio non si parla di riaperture. Anche i Cinquestelle puntano su maggio per riaprire bar e ristoranti, ipotizzando a metà del mese la possibilità che possano lavorare anche la sera. In pressing per riaprire ci sono da giorni anche le regioni che litigano anche sulla possilità di vaccinare gli abitanti delle isole per rilanciare il turismo, un’ipotesi sostenuta dal ministro del turismo Massimo Garavaglia secondo il quale “se non lo facciamo noi lo fanno altri e lo svantaggio diventerà enorme”. “Lavoriamo per perseguire questo obiettivo prioritario per il rilancio del comparto, non chiederemo l’autorizzazione a nessuno” dice il governatore campano Vincenzo De Luca. Contro di lui anche il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, secondo il quale “non possono esserci località turistiche privilegiate”. Tensioni che rischiano di avere l’unico effetto di allontanare l’obiettivo primario: vaccinare gli anziani, liberare gli ospedali e riaprire il paese.

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