A dicembre scorso Airbnb è arrivata a proporre online 200 mila annunci di affitto in Italia, contro i 30 mila alberghi presenti nella Penisola. Nel 70% dei casi si tratta di appartamenti interi e nel 60% di persone che mettono sul mercato “più di un alloggio, a volte 10-20-30”. In audizione in Parlamento sulla manovra, Federalberghi sferra la sua offensiva contro i portali online che sfuggono al fisco, plaude alla nuova norma inserita nel decreto, la cosiddetta ‘tassa Airbnb’, e chiede addirittura di rafforzarla per renderla veramente universale e ristabilire parità di trattamento sul mercato.
Secondo l’Istat, ha denunciato il direttore generale Alessandro Nucara, ogni anno in Italia si realizzano “400 milioni di pernottamenti, ma per il Rapporto nazionale sul turismo se ne fanno un miliardo. Ci sono 600 milioni di pernottamenti non rilevati, nel sommerso”. Sui portali agiscono sempre più strutture organizzate e sempre meno singoli cittadini. Per questo, “non si tratta di una guerra di grandi contro piccoli, ma tra chi paga le tasse e chi lavora in nero”. Da qui, considerando che la norma sarà sicuramente oggetto prediletto degli emendamenti parlamentari, la richiesta di rafforzare la misura, applicandola a tutte le forme di ricettività a pagamento al di fuori dell’attività d’impresa ed assicurandosi che non siano proprio i portali stranieri a sfuggirle.