Gli investimenti alberghieri triplicheranno nel giro di 3 anni

Dopo la pausa dello scorso anno, sono in forte aumento gli investimenti nell’alberghiero italiano. Il Belpaese è ai primi posti nelle scelte dei grandi operatori internazionali e anche gli investitori italiani guardano con crescente interesse al settore. E’ quanto emerso dai lavori di Hospitality Forum 2021 – Il sistema Italia organizzato a Milano alla presenza di oltre cinquecento persone da Castello sgr e Scenari Immobiliari.

“Gli investimenti nell’alberghiero italiano – afferma Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari – dovrebbero triplicare nel prossimo triennio e toccare i tre miliardi di euro nel 2023. L’Italia si conferma al secondo posto, dopo la Francia, nelle scelte internazionali per gli alberghi di alta gamma”. Quasi la metà degli investitori infatti punta ad alberghi cinque stelle urbani oppure a resort di lusso in zone marine o di montagna.

Secondo i dati sul settore ripresi nel corso dei lavori, la crisi derivante dalla pandemia è costata al settore turistico italiano ventotto miliardi di euro, un punto e mezzo della ricchezza nazionale. Si sono persi circa 90mila posti di lavoro, con una forte componente femminile. Particolarmente penalizzate le città d’arte con cali di presenze fino all’84% di Firenze. La presenza di turisti stranieri è calata di oltre due terzi, con danni soprattutto all’economia del centro Italia. A livello europeo l’anno scorso il mercato del settore alberghiero secondo il rapporto 2021 sul comparto di Scenari immobiliari ha toccato il minimo del secolo con dodici miliardi di euro transati (-68% sull’anno precedente). È in corso una ripresa che dovrebbe portare gli scambi a diciannove miliardi di euro a fine anno e nel 2023 si supererà l’anno record 2019 con oltre quaranta miliari di euro di scambi.

“C’è molto potenziale nel nostro mercato – aggiunge Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari – ma l’offerta è spesso di qualità modesta e i valori immobiliari sono molto alti”. Si cercano gestori qualificati e anche una stagionalità turistica più lunga, soprattutto nelle zone del sud Italia. Le grandi città turistiche rimangono al primo posto nella scelta di investimento, ma cresce l’attenzione verso aree eccellenti del Mezzogiorno, come Lecce e Palermo.

Secondo Giovanni Maria Benucci (Fabrica SGR): “Agli occhi degli investitori istituzionali il ‘brand Italia’ ha mantenuto la propria capacità attrattiva anche durante la pandemia, prova ne siano le transazioni capital market in ambito alberghiero del 2020”.​

“Il mercato alberghiero deve riuscire a sfruttare questa fase di profondo cambiamento data dalla pandemia, per potere affrontare i problemi strutturali, di dimensione e di offerta, che hanno sempre contraddistinto il settore. Mi riferisco soprattutto alle decine di migliaia di alberghi a gestione familiare, che non possono superare lo shock senza pensare a mettere in comune gestione e servizi, creando nuove catene. Le opportunità di investimento non mancheranno, anche in via indiretta tramite il credito, e concorreranno alla crescita di un settore che pesa il 13% del PIL e ha avuto pre-covid tassi di crescita media di oltre il 2% medio annuo”, ha detto Riccardo Serrini (Prelios).

“L’interesse per il settore alberghiero rimane alto – ha aggiunto Paolo Bottelli (Kryalos) – soprattutto per gli investimenti opportunistici, pur a fronte di un calo del turismo. L’attenzione degli investitori si concentra sui segmenti luxury, resort, hotel lifestyle e soluzioni ibride, in grado di diversificare le fonti di reddito, e sempre più brand internazionali guardano alle strutture italiane perché il nostro Paese è considerato molto appetibile come meta turistica”.

“Il mercato alberghiero italiano continua ad attrarre forte interesse da parte degli investitori, nel primo semestre 2021 abbiamo registrato transazioni per oltre mezzo miliardo di euro per un totale di oltre 2.200 camere compravendute. Nonostante gli investimenti siano sempre concentrati sulle 4 piazze principali (Milano, Roma, Firenze e Venezia) che rappresentano il 70% dei volumi, assistiamo ad un crescente interesse per le destinazioni leisure che si sono dimostrate più resilienti durante il Covid con una forte domanda domestica”, ha sottolineato Marco Zalamena (EY).

“Lo sviluppo per B&B Hotels – ha anticipato Valerio Duchini (B&B Hotels Italia) – rimane una delle priorità e confermiamo la nostra pipeline di oltre dieci aperture sul territorio nazionale nel 2021. Ad oggi stiamo registrando un’occupazione media del 65% su catena, con circa 71% di clientela nazionale. La percentuale di viaggiatori legati al mondo business è la maggioranza, ma non mancano segnali di ripresa del segmento leisure sia nelle destinazioni primarie che secondarie (come Cremona, Mantova, Savona etc)”.

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