Hertz getta la spugna e fa bancarotta. Il colosso dell’autonoleggio, che ha iniziato la sua attività un secolo fa con una flotta di Model T di Ford, si piega al coronavirus che lo travolge e azzera la domanda, lasciando le casse a secco e appesantendo ancor di più un debito elevato di quasi 20 miliardi di dollari. Dopo aver saltato un pagamento lo scorso mese Hertz non è riuscita a convincere i suoi creditori a concederle più tempo per pagare e cercare di approfittare della riapertura degli Stati Uniti.
La mancanza di un accordo l’ha costretta così a fare ricorso al Chapter 11 durante il quale continuerà a operare con il miliardo di liquidità a disposizione nella speranza di un’intesa con i creditori e una ripartenza della domanda. La bancarotta “proteggerà il valore delle nostre attività, ci consentirà di continuare a operare e servire i nostri clienti e ci offrirà del tempo per gettare più solide fondamenta finanziarie” che consentiranno di “navigare con successo la pandemia e posizionarci per il futuro”, afferma Hertz.
La richiesta di bancarotta, depositata a un tribunale del Delaware, esclude le attività di Hertz in Australia, Europa e Nuova Zelanda. Hertz ha sperato fino alla fine in un aiuto del governo americano al settore dell’autonoleggio, ma i fondi non sono mai arrivati. E così i buoni risultati della società nei primi due mesi dell’anno, quando i ricavi sono saliti del 6%, non sono valsi a nulla e sono andati in fumo.